Economia

Bollette a 28 giorni, Consiglio di Stato boccia i ricorsi delle compagnie. Ora dovranno indennizzare i clienti

Il rimborso sarà automatico, attraverso compensazione con bollette future. Confermate le multe dell'Agcom, dimezzate però a 580.000 euro. La decisione riguarda Vodafone, Wind Tre e Fastweb. Per Tim, che ha presentato ricorso in un secondo momento, non è stata ancora emessa una sentenza, ma le associazioni consumatori si attendono un pronunciamento analogo

Il Consiglio di Stato ha respinto i ricorsi delle principali compagnie telefoniche contro le decisioni del Tar relative ai rimborsi delle bollette telefoniche a 28 giorni. La decisione, depositata oggi, era già stata presa in camera di consiglio lo scorso 4 luglio e respinge l’appello principale delle compagnie e quello in via incidentale presentato dall’Agcom per bloccare la decisione di dimezzare le multe. I big delle telecomunicazioni si trovano quindi ora costretti a restituire i soldi ricevuti per i giorni “erosi illegittimamente” da quando cambiarono la contabilità e pagare le multe, anche se decurtate.

La questione era nata quando alcune compagnie telefoniche come Vodafone, Wind-3 e Fastweb, ma anche Sky Italia, avevano deciso di convertire la bolletta mensile in una da pagare ogni 28 giorni. Con il risultato che i clienti pagavano con ogni fattura due o tre giorni in più rispetto alla durata effettiva del mese e dunque rispetto ai giorni durante i quali avevano goduto del servizio. L’Agcom nel dicembre 2017 le ha multate e ha stabilito il ritorno alla fatturazione mensile con effetto retroattivo dal 23 giugno 2017.

L’iniziale sentenza del Tar prevedeva la restituzione dei soldi di questi giorni aggiuntivi pagati dai clienti delle compagnie entro il 31 dicembre 2018, data decisa dall’Agcom. Il ricorso delle compagnie Telecom ItaliaVodafoneWind Fastweb, presentato e accolto il 20 dicembre scorso dal Consiglio di stato, aveva però inizialmente bloccato l’erogazione rimborsi. Ora che la VI sezione del Consiglio di Stato ha deciso di respingere il ricorso, Vodafone, Wind Tre e Fastweb saranno costrette a risarcire i “giorni extra” attraverso la compensazione con le fatturazioni future.

Il rimborso, come spiega Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori,  dovrà coprire il periodo compreso tra il 23 giugno 2017 e la data in cui è stata ripristinata la fatturazione su base mensile, ossia i primi giorni di aprile 2018. “Habemus rimborsum – ha aggiunto Dona –  Era ora: finalmente si chiude una brutta e vergognosa vicenda e viene riconosciuto il sacrosanto diritto dei consumatori di riavere quello che le compagnie telefoniche hanno indebitamente percepito violando le delibere dell’Authority”.

“E’ stato riconosciuto ciò che rivendichiamo e chiediamo da tempo: la restituzione dei giorni illegittimamente sottratti nelle bollette future. La decisione riguarda Vodafone, Wind Tre e Fastweb”, aggiunge Federconsumatori. “Per Tim, che ha presentato ricorso in un secondo momento, non è stata ancora emessa una sentenza, tuttavia anche in questo caso c’è da aspettarsi un pronunciamento analogo a quello appena emesso per gli altri gestori. Sin dall’inizio di quella che è diventata una vera e propria odissea per gli utenti coinvolti abbiamo sottolineato la necessità di non subordinare le compensazioni all’inoltro di richieste, moduli o ad altre procedure ed ora anche il Consiglio di Stato si è pronunciato in questa direzione, ribadendo che i rimborsi debbano appunto essere automatici, come peraltro già stabilito da AGCOM. Le compagnie telefoniche hanno tentato in ogni modo di opporsi a tale automatismo ma ora non hanno più scampo e saranno costrette a restituire i giorni erosi”.

Per quanto riguarda le multe, si conferma la cifra di 580.000 euro per ogni operatore. Con il respingimento dell’appello in via incidentale i giudici hanno rigettato anche la richiesta dell’Agcom di confermare l’iniziale entità delle sanzioni pari a 1.160.000 euro, dimezzate dal Tar del Lazio. Per quanto riguarda la Tim, che aveva presentato ricorso successivamente e sulla quale non c’è quindi un pronunciamento, è solo questione di tempo dal momento che nelle diverse sentenze di oggi appare univoca la decisione di confermare la sentenza originale del Tar.