A gennaio l’ispettore di polizia del commissariato di Corato (Bari) Vincenzo Di Chiaro e i due magistrati vennero arrestati con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari e falso. Sotto inchiesta anche l'ex socio di Tiziano Renzi e re degli outlet
Dodici indagati: è questo il numero definitivo del sistema Trani secondo il provvedimento di chiusura indagini della Procura di Lecce sulla ‘giustizia truccata’, con accuse di sentenze pilotate in cambio di mazzette avvenute tra il 2014 e il 2018. Nel documento a firma dei sostituti procuratori Roberta Licci e Giovanni Gallone compaiono i nomi dell’ex gip di Trani Michele Nardi, ora in carcere a Taranto e considerato “capo, promotore e organizzatore dell’associazione”; dell’ex pm di Trani Antonio Savasta, che ha collaborato ammettendo responsabilità, si è dimesso dalla magistratura e ha ottenuto gli arresti domiciliari; dell’ispettore di polizia del commissariato di Corato (Bari) Vincenzo Di Chiaro, ora in carcere a Lecce. Tutti e tre sono stati arrestati con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari e falso.
Il provvedimento è stato notificato anche all’ex pm di Trani Luigi Scimè, all’imprenditore di Corato Flavio d’Introno, all’immobiliarista Luigi Dagostino (ex socio di Tiziano Renzi e considerato il re degli outlet), agli avvocati Simona Cuomo, Ruggero Sfrecola e Giacomo Ragno. Indagati anche Gianluigi Patruno, titolare di una palestra, Savino Zagaria (ex cognato di Savasta) e il carabiniere Martino Marancia. A Savasta e Nardi – in concorso con Di Chiaro, D’Introno e l’avvocatessa Cuomo – viene contestata l’associazione a delinquere perché, si legge nel provvedimento, “si associavano tra di loro al fine di compiere plurimi delitti contro la pubblica amministrazione, contro la fede pubblica e contro l’autorità giudiziaria, avvalendosi di volta in volta della collaborazione di soggetti non facenti parte dell’associazione, per la realizzazione di specifici obiettivi mirati finalizzati a conseguire guadagni illeciti a mezzo dello sfruttamento di disponibilità economiche da parte per lo più di soggetti esercenti attività imprenditoriali coinvolti in vicende giudiziarie che venivano gestite secondo modalità operative consolidate nel tempo ed elaborate in particolare dai due magistrati sin da quando entrambi esercitavano le funzioni nel circondario di Trani”.