Il Consiglio superiore della magistratura ha accolto la richiesta del procuratore generale Riccardo Fuzio, coinvolto anche lui nello scandalo delle ultime settimane e indagato per rivelazione di segreto proprio al giudice romano, al quale gli avrebbe riferito dell’indagine a suo carico
Il pm Luca Palamara, indagato per corruzione a Perugia, è stato sospeso dalle funzioni e dallo stipendio. A deciderlo è stato il collegio disciplinare del Csm ed è stata così accolta la richiesta del procuratore generale Riccardo Fuzio, coinvolto anche lui nello scandalo delle ultime settimane e indagato per rivelazione di segreto proprio a Palamara, al quale avrebbe riferito dell’indagine a suo carico. Al magistrato, che intanto aveva chiesto il trasferimento al tribunale dell’Aquila, sarà comunque corrisposto un assegno alimentare. Il collegio difensivo di Palamara, composto dagli avvocati Mariano e Benedetto Marzocchi Buratti e da Roberto Rampioni, ha annunciato che ricorrerà alle Sezioni Unite civili della Cassazione: “Impugneremo sicuramente l’atto”. Palamara si è limitato a commentare: “Continuerò a difendermi nel processo”.
Il 9 luglio scorso, per la prima volta dall’inizio del caso, Palamara aveva preso la parola davanti alla sezione disciplinare del Csm: “Non ho mai svenduto le mie funzioni di magistrato né ho gettato discredito sui colleghi”, aveva detto. L’udienza si era svolta a porte chiuse, dopo che la Sezione disciplinare aveva rigettato la richiesta dei legali di ricusare due giudici, i togati di Autonomia e Indipendenza Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita. Palamara aveva parlato per ultimo, dopo i suoi avvocati e soprattutto dopo che il collegio giudicante presieduto dal laico dei 5 stelle Fulvio Gigliotti aveva già ascoltato i rappresentanti dell’accusa, gli avvocati generali della Cassazione Pietro Gaeta e Luigi Salvato.
Al centro dell’accusa ci sono i rapporti di Palamara con l’imprenditore Fabrizio Centofanti, dal quale avrebbe ricevuto regali e viaggi e in cambio avrebbe messo le sue funzioni a disposizione dell’uomo di affari. Palamara, davanti alla sezione disciplinare, ha replicato rivendicando quell’amicizia e spiegando che anche altri colleghi magistrati hanno frequentato l’imprenditore. Non ha però fatto nomi, come aveva fatto invece davanti ai pm di Perugia, citando il presidente della Corte dei Conti Raffaele Scutieri, l’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e ufficiali della Guardia di finanza e dei carabinieri. E ha escluso di aver voluto gettare fango sui colleghi, a cominciare dal procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo, come invece gli contesta l’accusa, secondo la quale con Luca Lotti avrebbe discusso delle “possibili strategie di discredito” proprio nei confronti del pm titolare dell’inchiesta Consip, e avrebbe tenuto un “comportamento gravemente scorretto” nei confronti dei colleghi che si erano candidati per il posto di procuratore di Roma, sempre per aver discusso con l’esponente del Pd, oltre che con alcuni consiglieri del Csm, “della strategia da seguire ai fini della nomina”. “Per noi non ci sono i presupposti per la sospensione, siamo fiduciosi”, avevano detto i suoi avvocati ai giornalisti.
Intanto il 10 luglio scorso, il plenum del Csm ha preso atto delle dimissioni presentate dal procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio che lascerà l’incarico dal prossimo 20 novembre. Il procuratore generale è finito sotto accusa dopo la pubblicazioni di alcune conversazioni intercettate con il pm Luca Palamara. Subito dopo si era recato al Colle per chiedere a Sergio Mattarella “il riposo anticipato”. E’ stato quindi bandito anche il concorso per nominare il successore di Fuzio. Il termine finale per la presentazione delle domande è stato fissato al 9 agosto.