L'ex presidente della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo era imputata a Caltanissetta di avere nominato un coadiutore giudiziario in aggiunta ad un amministratore giudiziario nella gestione del complesso Torre Artale di Trabia. Il magistrato è a giudizio anche per la gestione dei beni confiscati alla mafia e le nomine di amministratori giudiziari per diversi reati che vanno dalla corruzione alla truffa aggravata
Silvana Saguto, ex presidente della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, è stata assolta perché il fatto non sussiste dall’accusa di abuso d’ufficio. La sentenza è stata emessa dal tribunale di Caltanissetta presieduta da Francesco D’Arrigo. Il pm per l’imputata aveva chiesto la condanna ad un anno e quattro mesi. In questo processo il magistrato era accusata di avere nominato un coadiutore giudiziario in aggiunta ad un amministratore giudiziario nella gestione del complesso Torre Artale di Trabia. A sostenere la difesa del magistrato sono stati gli avvocati Ninni e Giuseppe Reina. “Siamo soddisfatti – ha dichiarato il secondo -. È il primo riconoscimento alla legittimità dell’operato della dottoressa Saguto”.
Saguto è imputata a Caltanissetta per la gestione dei beni confiscati alla mafia e le nomine di amministratori giudiziari per diversi reati che vanno dalla corruzione al falso, dall’abuso d’ufficio alla truffa aggravata. Nota per il suo temperamento irruento e per i modi bruschi, capace di sonore lavate di capo pure a boss come Totò Riina, l’ex giudice, radiata a tempo di record dal Consiglio superiore della magistratura dopo la notizia dell’inchiesta a suo carico, avrebbe gestito come fosse cosa sua la sezione simbolo della lotta ai clan. Secondo l’accusa avrebbe favorito anche familiari e amici, creando un vero e proprio cerchio magico mantenuto dalla “robba” sottratta ai boss di Cosa nostra.
Incassata l’assoluzione, la Saguto cita Giovanni Falcone: “Sono contenta perché la giustizia allora esiste e i giudici continuano a guardarsi le carte come ho sempre fatto io. Ma oggi dico che aveva ragione Falcone quando sosteneva la separazione delle carriere. Allora non lo avevo capito, oggi sì”. “La mia amarezza per questi ultimi anni è enorme, l’assoluzione di oggi è solo il primo passo”, prosegue il magistrato. “Già due tribunali mi hanno dato ragione – conclude – Quello amministrativo regionale e ora il Tribunale penale di Caltanissetta”.