Ora il Vaticano vuole fare chiarezza e capire come è possibile che i corpi siano stati portati altrove, magari in uno dei due ossari presenti all’interno del Cimitero Teutonico
Al mistero di Emanuela Orlandi si aggiunge ora il giallo delle principesse. I loro resti, infatti, avrebbero dovuto essere sepolti nelle due tombe aperte, l’11 luglio 2019, nel Cimitero Teutonico all’interno del Vaticano. Proprio lì dove la famiglia Orlandi sospettava, stando ad alcune segnalazioni, che fosse sepolta anche la ragazza scomparsa all’età di 15 anni nel 1983. Ma nei due loculi non è stato trovato alcun resto umano. Ora il Vaticano vuole fare chiarezza e capire come è possibile che i corpi delle due principesse siano stati portati altrove, magari in uno dei due ossari presenti all’interno del Cimitero Teutonico. Anche per dare risposte certe ai familiari delle due donne: Sophie von Hohenlohe morta nel 1836 e Carlotta Federica di Mecklemburgo morta nel 1840. Per questo ha stabilito che il 20 luglio 2019 saranno aperti anche gli ossari.
Il direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti, ha dichiarato che “a seguito delle attività istruttorie avviate l’11 luglio scorso al Campo Santo Teutonico, si sono svolti – come annunciato – accertamenti sia di carattere documentale che di carattere logistico, dai quali è emerso che – come risulta agli atti del Pontificio Collegio Teutonico – tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso sono stati effettuati lavori di ampliamento del Collegio stesso. In quel periodo i lavori hanno interessato l’intera aerea cimiteriale e l’edificio del Collegio Teutonico”.
Il portavoce vaticano ha aggiunto che, “essendo pertanto possibile che le spoglie delle due principesse siano state traslate in altro luogo idoneo del Campo Santo, sono state svolte con le maestranze competenti le conseguenti verifiche per constatare la situazione degli ambienti attigui alle tombe. Tali ispezioni hanno portato alla individuazione di due ossari collocati sotto la pavimentazione di un’aerea all’interno del Pontificio Collegio Teutonico, chiusi da una botola. Tali ossari sono stati immediatamente sigillati per il successivo esame e repertazione dei materiali ossei ivi giacenti, sempre nell’ambito e con le modalità richieste dalle attività istruttorie”.
Gisotti ha, inoltre, precisato che “l’Ufficio del promotore di giustizia del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, nelle persone del promotore Gian Piero Milano e del suo aggiunto Alessandro Diddi, ha dunque disposto, con apposito provvedimento, che tali operazioni avvengano alla presenza dei periti dell’Ufficio e di quelli nominati dalla famiglia Orlandi, nonché del personale specializzato del corpo della Gendarmeria e delle stesse maestranze già impiegate. La ripresa delle attività peritali è stata fissata per sabato 20 luglio, alle ore 9.00”.
Intanto, Pietro Orlandi ha dato nuovi elementi agli inquirenti della Santa Sede. “Vorrei che la magistratura vaticana – ha affermato il fratello di Emanuela in un’intervista rilasciata a News Mediaset – facesse immediatamente un passo avanti. E per prima cosa io chiederei che fosse ascoltata una persona. Questa persona si chiama Francesca Immacolata Chaouqui, che è un ex dipendente dell’organismo Cosea, un organismo voluto da Papa Francesco. Qualche giorno prima di aprire quelle tombe – ha chiarito Orlandi – Chaouqui mi ha chiamato dicendomi: ‘Voi adesso aprite quelle tombe, però devi sapere che oltre a non trovare naturalmente i resti di Emanuela, troverete soltanto due tombe completamente vuote’. Io vorrei sapere come mai questa persona sapeva esattamente questo, sapeva esattamente come sarebbero andate le cose, sapeva esattamente che quelle tombe erano completamente vuote. Io sono ovviamente a disposizione della magistratura vaticana per essere ascoltato in modo che sia verbalizzato tutto ciò che ho da dire”. Al momento non è ancora stato confermato se i magistrati d’Oltretevere apriranno anche questo nuovo filone all’interno dell’indagine per fare chiarezza sul caso Orlandi. Ciò che si registra, però, in modo chiaro in Vaticano è un forte scetticismo e la volontà di chiudere rapidamente la vicenda con la massima trasparenza.