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Fernando Corbatò, addio al padre del pc e inventore della password

L'ingegnere informatico è nella storia dell’informatica per aver spianato la strada all’avvento dei personal computer e per aver inventato la password di accesso e sicurezza. Corbatò era professore emerito di informatica del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston ed aveva ricevuto il prestigioso premio A. M. Turing nel 1990. A dare notizia della sua morte, il New York Times

di F. Q.

Fernando Corbatò è morto ieri in una casa di riposo di Newburyport, nello stato del Massachusetts, all’età di 93 anni, per le complicazioni del diabete. E se il suo nome può non essere familiari a molti, lo sono certamente le sue invenzioni: l’ingegnere informatico è nella storia dell’informatica per aver spianato la strada all’avvento dei personal computer e per aver inventato la password di accesso e sicurezza. Corbatò era professore emerito di informatica del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston ed aveva ricevuto il prestigioso premio A. M. Turing nel 1990. A dare notizia della sua morte, il New York Times.

Corbató, che ha trascorso tutta la carriera accademica e scientifica al Mit, fin dai primi anni ’60 si dedicò allo sviluppo dei sistemi di time-sharing e fu il pioniere del progetto chiamato Compatible Time-Sharing System, che consentiva a più utenti in diverse località di accedere a un singolo computer contemporaneamente attraverso le linee telefoniche. Il suo lavoro sul time-sharing portò alla creazione del personal computer (con relativa password) dal 1964 presso il Mit in collaborazione con i colossi dell’industria elettronica americana, in particolare Bell Laboratories e General Electric.

Nel 1961 Fernando produsse il Compatible Time Sharing System (Ctss) per il computer Ibm 7090/94, il primo sistema operativo multi utente della storia dell’informatica, il punto di partenza per il futuro Multics. Si trattava di un nuovo concetto descritto come time-sharing, letteralmente ‘condivisione di tempo’. Funzionando in time-sharing un computer è in grado di eseguire diversi programmi assegnando a ciascuno di essi una porzione di tempo di elaborazione. Nell’unità di tempo la macchina esegue sempre un programma alla volta, ma il passaggio da un programma all’altro è fatto in modo tale da dare l’impressione che l’esecuzione sia contemporanea, inoltre, tale funzionamento aumenta l’interattività tra macchina e utilizzatore, che può, per esempio, creare del codice su una tastiera, mandarlo in esecuzione e vederne i risultati nell’immediato, anche se la macchina sta eseguendo altri programmi.

La creazione del primo sistema funzionante che adottava i nuovi criteri non fu per nulla semplice, considerando che non esisteva l’hardware adatto a mettere in pratica il time-sharing; si ovviò comunque al problema utilizzando un computer a transistor di Ibm e i meccanismi della macchina da scrivere elettrica Selectric di Ibm. La prima dimostrazione del Ctss era incompleta, ma fu presto migliorata tanto che la versione definitiva del sistema venne messa in produzione per fornire servizi di time-sharing al Mit, a diversi college del New England e all’Istituto Oceanografico di Wood Hole. L’eredità più importante del Ctss e del time-sharing consiste nell’aver fatto entrare il ‘fattore utente finale’ nell’universo della progettazione degli elaboratori e del software commerciali.

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