Dimmi che Dna hai e ti dirò come curarti. È la versione personalizzata della medicina e l’ultima frontiera della ricerca genetica. Siccome infatti ogni essere umano ha un patrimonio di geni diverso, non si può dire che esistono malattie uguali. E quindi risposte identiche alle terapie. Superare il rigido approccio della medicina tradizionale, fatto di diagnosi e trattamenti standard applicati a milioni di pazienti, per migliorare la qualità della vita, soprattutto durante l’invecchiamento, e contrastare cancro e malattie neurodegenerative (come Parkinson e Alzheimer) sarà la missione di Human Technopole, un hub della ricerca biomedica d’avanguardia che verrà completato entro il 2024 a Milano, nell’ex area Expo.
Il progetto, lanciato nel 2016, che scatenò non poche polemiche – in particolare sul fatto che l’Italia da sempre avara in investimenti nel campo della ricerca debba farsi carico di un nuovo polo scientifico senza valorizzare quelli già esistenti e anche la critica – prevede in unico palazzo (in costruzione) sette centri di ricerca e quattro strutture di supporto che offriranno servizi e tecnologie. Un campus di 55mila metri quadrati, di cui 35mila destinati a laboratori interdisciplinari all’interno di tre edifici già presenti (Palazzo Italia, Unità di servizio 6, Cardo Nord-Ovest), che impiegherà 1500 dipendenti tra amministrativi e ricercatori, e verrà finanziato con quasi 800 milioni di euro dallo Stato. Un aspetto particolarmente criticato dalla scienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo.
“La nostra intenzione è di collaborare e sviluppare partnership con università, ospedali e altri centri di ricerca per portare valore aggiunto a un ecosistema già molto ricco e variegato – ci spiega il direttore della Fondazione Human Technopole Iain Mattaj -. Una volta che le nostre strutture saranno completate, verranno messe a disposizione di ricercatori italiani e stranieri in base ai progetti che presenteranno. Stiamo pensando anche di strutturare un ‘visitors programme’, ovvero l’opportunità di svolgere la propria attività presso Human Technopole per quei ricercatori che vorranno completare progetti ambiziosi con il nostro sostegno”.
Il futuro della medicina dipenderà molto dalla genomica, disciplina cardine di questo progetto. E a cui Achille Iolascon, professore di Genetica medica all’Università Federico II di Napoli e presidente eletto della Società italiana di genetica umana (Sigu), ha dedicato la sua vita: “Oggi la possibilità di sequenziare in giornata il genoma di un individuo, a costi molto più bassi di una volta, ci pone di fronte a una sfida rivoluzionaria: quella di individuare nel complesso dei geni i fattori predisponenti alle malattie e sviluppare terapie su misura per evitare dosaggi superiori o inferiori, ridurre gli effetti avversi e aumentare l’efficacia dei farmaci. Per il cancro all’ovaio e al seno è già possibile. Ci aspettiamo – continua il genetista – anche di riuscire a stabilire con un prelievo di sangue se l’individuo prima di avere sintomi è affetto da tumore. Si può infatti ricercare del Dna circolante nel plasma delle cellule tumorali morte. Già avviene per individuare le malattie cromosomiche nel feto analizzando il sangue materno. E tra non troppo tempo grazie a screening genetici neonatali e l’avanzamento delle terapie geniche le malattie ereditarie spariranno. Quarant’anni fa, per dire, chi aveva la Talassemia major viveva fino a 15 anni mentre oggi fino a 65”. Per Valeria Poli, che insegna Biologia molecolare all’Università di Torino e guida la Società italiana di biofisica e biologia molecolare (Sibbm), “avere una grande agenzia della ricerca oggi è fondamentale perché i piccoli centri non possono permettersi gli stessi strumenti di ultima generazione e contare sulla stessa expertise multidisciplinare”.
Anche la Fondazione Telethon, da quasi trent’anni impegnata a gestire e promuovere studi e cure per le malattie genetiche rare (con due centri d’eccellenza, a Milano e Pozzuoli), ne potrà beneficiare. Ne è convinta la responsabile della Ricerca, Manuela Battaglia: “Puntare sulla genomica è una necessità. Più ricerca eccellente c’è e meglio sarà per tutti”. Le altre aree di ricerca che troveranno spazio saranno la neurogenomica, che indaga le interazioni tra le cellule nervose e le variazioni genomiche per capire i meccanismi che causano le malattie neurodegenerative (Alzheimer, Parkinson, Sla), cardiovascolari (ictus) e metaboliche (diabete). La biologia strutturale, cioè la conoscenza delle macromolecole (come proteine e lipidi) per lo sviluppo di nuovi farmaci. La biologia computazionale, che svilupperà algoritmi e software che aiuteranno a predire trattamenti più efficaci e personalizzati per i pazienti con cancro. E poi verrà attivato un centro per l’analisi dei dati sanitari raccolti e l’elaborazione di modelli matematici e statistici per prevedere le ricadute sociali ed economiche delle ricerche e indirizzare decisioni politiche e investimenti.