Cinema

Spider-man: Far from home, il nuovo Uomo Ragno torna ragazzo. E non può più fidarsi di nessuno

No spoiler

Spider-Man: Far from home riprende la narrazione dell’universo cinematografico Marvel dove Endgame l’aveva lasciata: grazie al sacrificio di Iron Man, e all’azione combinata degli altri Avengers, la catastrofe arrecata dallo schiocco delle dita di Thanos è stata annullata. Cinque anni dopo gli eventi di Infinity War metà della vita nell’universo è tornata esattamente dov’era e, molto convenientemente, la stessa sorte è toccata all’intera classe di Peter Parker, nonché alla zia May (Marisa Tomei). Contrariamente alle leggi della probabilità, l’intero (o quasi) cast di comprimari e amici di Spider-Man si ritrova dunque ancora 15enne e in partenza per la gita scolastica. Peter Parker (Tom Holland), anche se ancora sconvolto dalla perdita del suo mentore, ha l’occasione di farsi avanti con la bizzarra MJ (una bravissima e divertente Zendaya), ma è anche uno dei pochi supereroi rimasti in circolazione e di conseguenza dovrà assecondare le richieste di Nick Fury (Samuel L. Jackson) e unire le forze con Mysterio (Jake Gyllenhaal) – un uomo dotato di superpoteri che dice di provenire da una dimensione alternativa – per sconfiggere mostri dai poteri elementari che minacciano le più grandi mete turistiche europee.

Questa la premessa del film; da qui in poi ha inizio un concentrato di azione e umorismo per ragazzi (e famiglie, siamo pur sempre in area Disney) e soprattutto una serie di colpi di scena della trama che si riallacciano ai precedenti film Marvel e riescono nell’intento di divertire lo spettatore senza dargli l’impressione di assistere a qualcosa di “riciclato”.

L’Uomo Ragno dovrà affrontare un avversario ostico poiché non potrà fidarsi di ciò che vede, e neanche di ciò che gli viene detto. D’altronde Mysterio è il signore delle illusioni e l’era per la quale viene adattata questa versione di Spider-Man è quella delle post-verità e delle fake news, tema in qualche modo ricorrente della pellicola e spunto assai interessante, che però purtroppo rimane un po’ sullo sfondo. Si tratta pur sempre di un blockbuster estivo pensato e realizzato per fare furore al botteghino, nessuno si aspettava davvero una posizione “autoriale” sull’argomento.

A livello di intrattenimento puro, Far from home conferma tutte le premesse del predecessore Homecoming e consacra i canoni del nuovo Spider-Man, quello che partecipa alle dirette Instagram e scatta i selfie mentre sfreccia tra i grattacieli di New York. È diverso da quello a cui siamo abituati nei fumetti, dove si cuce spesso la tutina da solo o si ritrova in mezzo alla battaglia con i lancia-ragnatele scarichi. In questa versione infatti si trova a ereditare parte della tecnologia di Tony Stark, nonché il suo rubicondo assistente Happy Hogan (Jon Favreau), che qui veste i panni inediti di una sorta di versione Marvel di Alfred, il maggiordomo di Batman. In generale si tratta di uno Spider-Man meno solitario di quanto i lettori siano abituati a vedere.

Tuttavia, come nel primo film, le variazioni rispetto alla materia fumettistica originale non risultano stonate, poiché trovano il modo di rinnovare il personaggio per le nuove generazioni senza ripetere ciò che è stato fatto dalle precedenti incarnazioni cinematografiche. Soprattutto, nel corso di questa operazione, si riesce anche a rispettare la caratterizzazione classica del personaggio (e questo è merito del bravissimo Holland), cioè quella di un individuo “qualunque” desideroso di riscattare le proprie insicurezze, le proprie frustrazioni e la propria solitudine a beneficio di terzi, affrontando in maniera scanzonata situazioni di pericolo che chiunque altro percepirebbe come drammatiche.

Il terzo atto è un trionfo di azione spettacolare in cui lo scontro tra l’antagonista e l’eroe principale diventa un bellissimo omaggio ai fumetti di Lee, Ditko, Romita, Conway e Andru, gli autori che negli anni 60 e 70 hanno messo l’Arrampicamuri e Mysterio l’uno contro l’altro. Le scene dopo i titoli di coda, infine, lasciano la narrazione in sospeso in attesa delle prossime avventure di Spider-Man e del Marvel Universe in generale, negando all’eroe un vero lieto fine, proprio come avveniva nei fumetti classici.

Il fato ha voluto che questo fosse il primo film Mcu privo di un cameo di Stan Lee. Peccato, non solo perché delle buffe comparsate del creatore di Spider-Man si sente già la mancanza, ma soprattutto perché la sensazione è che Stan avrebbe adorato questo film.