La legislatura europea "è partita col piede sbagliato", ha detto l'ex premier, oggi direttore della Scuola di affari internazionali dell'Istituto di studi politici di Parigi, che ha organizzato la cinque giorni Budapest European Agora. "Rompere coi Verdi è un errore, i cittadini europei hanno dimostrato di pretendere un’Europa più sostenibile e attenta ai temi ambientalisti”
È stato un grave errore aver interrotto il confronto con i Verdi in vista del voto del Parlamento europeo sulla candidatura di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue. È il giudizio comune pronunciato da Enrico Letta, Romano Prodi e Pierre Moscovici che hanno preso parte nella capitale ungherese a Budapest European Agora, manifestazione organizzata dall’ex premier e vicesegretario Pd. La legislatura europea “è partita col piede sbagliato”, ha detto Letta, oggi direttore della Scuola di affari internazionali dell’Istituto di studi politici di Parigi. “Rompere coi Verdi è un errore, i cittadini europei con il voto di maggio hanno dimostrato di pretendere un’Europa più sostenibile e attenta ai temi ambientalisti”.
Sulla stessa linea il commissario uscente agli Affari Economici e Monetari che ha usato toni più pacati. “Se volete delle istituzioni che funzionino per i prossimi quattro anni, non dimenticate i Verdi, non marginalizzate i social democratici”. “Nell’attuale Parlamento europeo – ha continuato il Commissario uscente – ci sono quattro forze politiche che costituiscono il nucleo forte dei partiti pro-europei e che garantiscono il funzionamento delle istituzioni (Ppe, Pse, liberaldemocratici e Verdi). Non sarebbe sufficiente avere una coalizione composta solo da tre di queste forze politiche. Così come sarebbe sbagliato non includere pienamente i socialisti europei”.
Alle critiche sul mancato accordo si è aggiunto anche l’ex presidente della Commissione europea Romano Prodi che giudica positivo includere i Verdi nella maggioranza al Parlamento e che proprio in casa di Orban attacca i populisti del vecchio continente: “Dicono di non voler essere schiavi di Bruxelles ma sono disposti ad essere schiavi di qualcun’altro. E non avranno alcuna voce in capitolo a Mosca, Pechino o Washington”.
Letta, che ha concluso le cinque giornate di incontri, ha esortato i giovani partecipanti ad affrontare le sfide dell’integrazione europea senza negare i numerosi disaccordi che contrappongono i paesi di Visegrad all’Europa dell’ovest: “Mettere la testa sotto la sabbia, pretendere che i problemi non esistano, è il miglior modo per danneggiare la costruzione europea e lasciare il campo ai populisti”. L’iniziativa di Budapest ha avuto il sostegno di istituti di formazione e think tank europei come la Bertelsmann Stiftung, il Delors Institute di Parigi e Berlino, la Fondazione della Hertie School e la Scuola di Politiche.