Oltre nove ore di vertice al ministero dello Sviluppo Economico tra Luigi Di Maio, sindacati e Arcelor Mittal per partorire quattro paginette di intesa. Con cui il gruppo che ha comprato l’Ilva si impegna, dopo la morte del gruista Cosimo Massaro all’interno del mezzo distrutto da una tromba d’aria, a definire un protocollo “con la partecipazione degli enti istituzionalmente preposti al controllo delle condizioni di salute e sicurezza in fabbrica al fine di individuare iniziative che possano significativamente incidere in tali ambiti sulla scorta dell’esperienze analoghe già sviluppate nel settore industriale di Taranto”. E adottare “soluzioni tecnico/organizzative, come per esempio il controllo remoto, con studi di fattibilità da avviare immediatamente e di attuazione nel più breve tempo possibile, per tendere a eliminare l’esposizione dei lavoratori operanti in area Portuale ai rischi legati ai fenomeni atmosferici e di straordinaria entità“. In parallelo sarà valutato in incontri ad hoc area per area l’utilizzo dei 1.395 lavoratori messi in cassa integrazione (“a seguito di una procedura esperita senza accordo”, ricorda il testo) per le attività di manutenzione ordinarie e straordinarie. Il primo incontro è in agenda già giovedì 18.

Il primo punto dell’accordo riguarda invece la “presentazione dei Piani di investimenti straordinari legati alle manutenzioni ed attivazione di incontri ad hoc in tutte le aree dello stabilimento di Taranto, da estendere alle società controllate ed agli altri stabilimenti del gruppo, con le RR.SS.UU. di riferimento legati alle manutenzioni ordinarie e straordinarie. All’esito degli incontri di aree saranno fornite alle OO.SS. le azioni di natura gestionale e gli investimenti utili a far fronte alle necessità emerse nel corso dei medesimi incontri”. Il primo incontro si terrà mercoledì 17, a partire dall’area Portuale del sito di Taranto.

“Il verbale impegna ArcelorMittal a verificare e monitorare tutte le aree d’insicurezza dello stabilimento e poi ci sarà una task force di organi ispettivi per verificare le condizioni di pericolo”, ha riassunto Rocco Palombella, segretario Uilm. Mentre Gianni Venturi, segretario nazionale Fiom-Cgil, ha parlato di “atteggiamento al di sotto delle disponibilità e responsabilità che il momento richiede”, aggiungendo che il sindacato “vigilerà al rispetto di tutti gli impegni”.

“Ad Arcelor-Mittal ho detto chiaramente che la sicurezza dei lavoratori all’interno dello stabilimento tarantino non è barattabile – ha scritto Di Maio su favebook dopo il vertice -. La vita delle persone non è barattabile”.  “L’azienda ha assicurato che farà un maggiore sforzo negli investimenti in manutenzione e sicurezza utilizzando anche i lavoratori al momento in cassa integrazione se necessario. Dalla prossima settimana proprietà e sindacati inizieranno una serie di incontri, perché non c’è più tempo da perdere e nessun tipo di messa in sicurezza può essere considerata di secondaria importanza. Entro il 31 dicembre di quest’anno, verranno adottate, inoltre, delle nuove soluzioni che eviteranno che gli operai possano trovarsi in pericolo di fronte a fenomeni atmosferici straordinari come la tempesta dello scorso 10 luglio”.

Alle strette dopo la riapertura della Via, l’addio all’immunità penale, la ricerca di una soluzione per evitare lo spegnimento dell’altoforno 2 imposto dalla procura e l’incidente mortale della scorsa settimana, ArcelorMittal dal canto suo ha detto chiaro e tondo che ritiene necessario “un impegno da parte di tutti” per “mantenere operativo l’impianto”. Se non un ultimatum, poco ci manca. La multinazionale dell’acciaio ribadendo il proprio impegno sotto il profilo della sicurezza e degli investimenti ambientali, è stata categorica: “Anche se ci sono e ci saranno sempre diversità d’opinione, se tutti i principali stakeholder sono d’accordo che questo impianto abbia un futuro dobbiamo lavorare insieme per raggiungere questo obiettivo. Nell’ultima settimana, lo spirito collaborativo e il senso comune di intenti di cui abbiamo bisogno sono stati assenti”.

Il vicepremier pentastellato in avvio dei lavori aveva rassicurato: “Nessuno a questo tavolo vuole chiudere l’azienda. Massima priorità al lavoro e alla sicurezza sul lavoro. C’è un morto e un sequestro della magistratura, non si possono accusare governo e sindacati per questo”. I lavori sono proseguiti a singhiozzo e sono andati avanti tutto il pomeriggio alla ricerca di un’intesa per firmare un verbale congiunto sulla sicurezza. Di Maio, sul tema, ha tenuto due “ristrette” con azienda e sindacati e il tavolo – più volte vicino allo strappo – è continuato fino a notte prima di arrivare al testo unitario.

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