Vedere certe lotte in pista ti riconcilia con questo sport. Vieni ripagato dall’aver sopportato ripetute gare noiose e deludenti. Duelli come quello tra Verstappen e Leclerc – corretto, pulito e assolutamente regolare – ti emozionano, ti esaltano e fanno sognare. Finalmente due piloti che, come alcuni miti del passato, regalano emozioni forti ad appassionati da troppo tempo, a causa di regole assurde, derubati dei duelli veri e per certi aspetti “rusticani”. Una gara che ti dà l’illusione di aver visto chissà quanti sorpassi, mentre gli unici due veri effettuati in pista sono stati quelli, da brivido, di Verstappen su Leclerc e di Leclerc su Gasly.
Sportivamente dà soddisfazione poi vedere quel “Dio” del mondo delle corse fare giustizia dopo il torto subito da Leclerc, ancora una volta vittima del muretto Ferrari che inspiegabilmente lo richiama al box dopo due giri di Safety car. Strategie Ferrari, di nuovo imbarazzanti e che meriterebbero certamente approfondimenti interni.
Una gara che ancora una volta conferma come il pilota numero uno in Ferrari debba essere il monegasco, non certamente il tedesco che, dopo essere stato – volutamente o no – aiutato dal suo team, manda tutto all’aria, tamponando l’incolpevole Verstappen. Vettel chiaramente in difficoltà psicologica, che soffre sempre più il suo compagno di squadra, puntualmente più efficace e in crescita costante rispetto a lui.
Un Gran Premio che rimette ordine sui reali valori in pista delle monoposto in questo momento della stagione e che, al di là delle illusioni che si volevano creare per coinvolgere un numero di telespettatori maggiore davanti alla tv, ha messo a nudo le prestazioni impressionanti della Mercedes e le difficoltà della Ferrari, incalzata, se non superata ormai, dalla Red Bull Honda sempre più convincente e affidabile. D’altronde Montreal e Le Castellet non potevano per la loro conformazione essere riferimenti tecnicamente validi e premiavano, per lo più, chi era efficiente aerodinamicamente e non chi generasse il carico maggiore.
Infine, la conferma di come le ultime modifiche al regolamento tecnico, che hanno voluto semplificare l’aerodinamica delle ali, abbiano aiutato la Mercedes ad allungare sugli avversari e penalizzato Red Bull e Ferrari che avevano fatto dell’assetto “rake” l’arma su cui puntare. Gli assetti “rake”, infatti, faticano a funzionare come dovrebbero e non consentono quindi di utilizzare le gomme nel modo più corretto e funzionale.
Mondiale ormai prossimo al giro di boa e che, eliminando ogni illusione, consegna a noi tutti la dura realtà di un mondiale in cui la Mercedes lotta con se stessa e Ferrari e Red Bull (le altre) lottano fra loro.