Il presidente dell’associazione Lombardia Russia sentito in una sede esterna del palazzo di giustizia milanese davanti ai pm Gaetano Ruta e Sergio Spadaro. La procura ha aperto un fascicolo per corruzione internazionale su presunti finanziamenti russi destinati al Carroccio, L'interrogatorio durato meno di due ore
Meno di due ore d’interrogatorio, ma nessuna risposta ai pm della procura di Milano. Ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere Gianluca Savoini, il presidente dell’associazione Lombardia Russia indagato per corruzione internazionale nell’inchiesta su presunti fondi di Mosca alla Lega attraverso una compravendita di petrolio a prezzo scontato. Il faccia a faccia tra Savoini e i pm Gaetano Ruta e Sergio Spadaro si è tenuto lontano dal palazzo di giustizia di Milano: precisamente nella caserma della Guardia di Finanza in via Fabio Filzi. A differenza di quanto si era appreso in un primo momento, non era presente il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale. Cominciato dopo le ore 15 e 30, l’interrogatorio si è concluso prima delle 17 e 45. Savoini ha nominato come legale di fiducia, l’avvocato Lara Pellegrini.
Savoini si è presentato davanti ai pm dopo aver ricevuto un invito a comparire: con altri due italiani e tre russi ha partecipato a un incontro all’hotel Metropol di Mosca il 18 ottobre scorso, la cui registrazione è stata diffusa dal sito americano BuzzFeed. Nell’incontro, le parti avrebbero discusso di un possibile finanziamento alla Lega per sostenere le spese della campagna elettorale.
L’attività della procura milanese che indaga per corruzione internazionale su presunti finanziamenti russi destinati alla Lega procede senza sosta. Al quarto piano del Palazzo di giustizia, il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale è stato raggiunto nella sua stanza dai pm Gaetano Ruta e Sergio Spadaro per fare il punto dell’indagine prima dell’interrogatorio.
L’indagine, nata dopo un articolo dello scorso febbraio de L’Espresso, mette al centro l’incontro avvenuto al Metropol e l’audio di cui gli inquirenti erano già in possesso. Al centro dell’incontro d’affari, a cui prendono parte sei persone, ci sarebbe secondo la procura un’operazione sospetta di corruzione legata all’importazione in Italia di una grande quantità di petrolio che, nelle parole di chi starebbe trattando, in un anno dovrebbe far affluire 65 milioni di dollari nelle casse del Carroccio e permettere così al partito guidato da Matteo Salvini – in missione a Mosca 9 volte in 4 anni sempre con Savoini – di affrontare la campagna elettorale delle ultime europee. Oltre a concentrarsi sui protagonisti dell’incontro coinvolti nel presunto affare, i pm si stanno focalizzando anche nel ricostruire l’ipotetico passaggio di soldi.
Nel frattempo, anche sulla base di rivelazioni sui media, sembra destinata ad allungarsi la lista delle persone da ascoltare nell’inchiesta del procuratore aggiunto De Pasquale e dei pm Ruta e Spadaro (che oggi si sono riuniti in lungo vertice), condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria delle Fiamme Gialle. Dopo Savoini, dunque, è atteso davanti ai pm anche Gianluca Meranda, avvocato con simpatie per il Carroccio che dice di aver incontrato in occasioni pubbliche Salvini e che nei giorni scorsi con una lettera ai media ha rivelato di essere il “banchiere Luca“, ossia uno dei due italiani che erano con Savoini di fronte ai russi. Russi che nell’audio sostenevano di dover attendere il via libera all’operazione da Vladimir Pigin, avvocato e soprattutto legato al vicepremier russo con delega al settore del petrolio e del gas Dmitry Kozak. Tra le persone da sentire probabilmente anche Claudio D’Amico, “consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale” di Salvini. D’Amico che, come spiegato da Palazzo Chigi, tramite “l’Ufficio di vicepresidenza” avrebbe “sollecitato” l’invito di Savoini al Forum Italia-Russia.