Cultura

Libri, la riforma che unisce i parlamentari e divide gli editori. “Ma l’ostacolo maggiore alla lettura sono gli intellettuali”

Per la politica il progetto di legge è il migliore possibile per tutelare e promuovere la cultura libraria. Ma per l'Aie il mercato si squilibrerà e ci rimetteranno i piccoli. Questi ultimi invece confidano in un miglioramento della concorrenza

Una legge che unisce tutto il Parlamento, come mai accaduto in un anno di legislatura a maggioranza gialloverde, ma che divide gli interessati, editori. Si tratta del progetto di legge Promozione e sostegno alla lettura, in queste ore in discussione alla Camera dopo l’approvazione in Commissione Cultura. Testo fortemente voluto da un arco trasversale di forze parlamentari (prima firmataria Flavia Piccoli Nardelli (Pd), relatrice Alessandra Carbonaro del Movimento 5 Stelle) e difeso con forza dal ministro della Cultura Alberto Bonisoli che in una recente intervista a La Stampa ne ha lodato l’aspetto più criticato: la riduzione  dal 15 al 5% della percentuale di sconto sulla vendita di libri.

“È l’unico modo per proteggere l’oggetto libro. E anche i colossi della vendita online come Amazon dovranno adeguarsi”, ha spiegato il ministro. Lo sconto ribassato però non ha per nulla convinto l’AIE. L’Associazione Italiana Editori ha alzato le barricate sostenendo che il provvedimento provocherebbe una contrazione del mercato che andrebbe a scapito proprio di quei piccoli punti vendita che la legge vorrebbe invece tutelare. “Certi editori sono brave persone, ma ragionano come ai tempi delle miniere di carbone – ha continuato Bonisoli – il libro non è un prodotto qualsiasi, è come un farmaco, va tutelato, e bisogna trovare gli strumenti per aumentare i punti vendita su tutto il territorio. Il mio sogno è che si possa scegliere come e dove acquistare un libro, ricordando che l’acquisto d’impulso avviene solo in libreria”.

 “Legge ampia peccato polemizzare solo sugli sconti” -. “La legge è molto ampia e mi spiace si riduca solo a polemizzare sullo sconto al 5%”, spiega la deputata pentastellata Carbonaro a ilfattoquotidiano.it. “Abbiamo costruito un piano d’azione per rivalorizzare il libro con una serie di strategie mirate verso determinate fasce anagrafiche o specifici territori, come per le biblioteche scolastiche”. L’articolo 7 del testo di legge descrive una delle novità: la “card della cultura”, ovvero 100 euro annui per acquistare libri anche online poi non rivendibili. Ancora non è specificato nel testo ma sembra che il numero delle card sarà di circa 50mila e ne potrà usufruire chi dichiara al fisco meno di 20mila euro di reddito.

“Si è deciso di mettere un tetto agli sconti per bloccare il sistema di campagne promozionali selvagge che ha distrutto le librerie – continua la deputata 5Stelle – Negli ultimi anni hanno chiuso più di 2mila piccoli punti vendita”. Secondo Carbonaro sono 13 milioni gli italiani che non hanno una libreria sotto casa o nel raggio di diversi chilometri. “Questo dimostra che le librerie nei piccoli quartieri, nelle periferie, nelle zone svantaggiate fungono da presidi. L’ “albo delle librerie” che istituiremo gli fornirà questo funzione di promozione culturale”.

“Provvedimento squilibrato. Ci rimetteranno i piccoli” -. “Sui principi della legge tutti d’accordo, ma sugli strumenti non ci siamo”, spiega Ricardo Franco Levi, presidente dell’AIE, a ilfattoquotidiano.it. “È un provvedimento totalmente squilibrato. Da un lato disegna interventi a favore del sostegno alla lettura con risorse modestissime; dall’altro opta per misure che incidono sulle tasche degli italiani riducendo la possibilità per famiglie e per giovani lettori di acquistare libri a prezzi più convenienti. La nostra preoccupazione, che si basa su dati di mercato fondati, è che quando si ha la riduzione dell’acquisto di libri a buon prezzo, la domanda cala e si contrae il mercato. E se il mercato va male ne pagheranno le conseguenze i soggetti con le spalle meno robuste. Immaginare che il mercato si possa contrarre e che tutti si stia meglio è pura fantasia”.

Fortemente penalizzata dalla legge, prosegue, “oltretutto è la grande distribuzione (supermercati e ipermercati) alla quale si pongono vincoli molto forti nell’offrire occasioni di acquisto ai loro clienti – continua Levi – ricordiamoci che questi sono posti dove si possono comprare libri in un’infinità di comuni italiani dove le librerie non ci sono. Con questa legge toglieremo luoghi fisici dove acquistare libri, spingendo i potenziali acquirenti sul web. Capisco che a Bonisoli piaccia tornare al contatto materiale con i libri nelle piccole librerie perché è davvero un piacere impagabile, ma i piccoli esercizi non si aiutano scassando il mercato. Se una libreria è una ricchezza civile del Paese la si aiuta in modo diretto con sconti ed agevolazioni fiscali. In Commissione Cultura si era parlato di aiuti concreti di qualche centinaio di milioni di euro ma poi nel testo si parla di soli tre milioni e settecentocinquantamila euro”.

Ma quale contrazione? Regolamenterà gli squilibri concorrenziali” –. “Non ci sarà nessuna contrazione di mercato. Al massimo una diminuzione iniziale del 2-3% che si risolverà facendo una campagna di promozione del libro. Se tutti gli editori destinassero lo 0,2 % del loro fatturato si otterrebbe molto di più di questi piagnistei dell’AIE”, risponde Marco Zapparoli, presidente dell’ADEI (Associazione Degli Editori Indipendenti). “Ma poi quali sarebbero queste famiglie che comprano le novità di narrativa e che dovranno pagare lo scotto dello sconto calato al 5%? Gli sconti comunque resteranno per le campagne più sistematiche. Quelli di AIE continuano a dire cose non vere come il fatto che rappresentano il 95% degli editori italiani. Quando invece tutto il mondo dell’editoria non rappresentato da loro è il 35-36%. A cui vanno aggiunti gli editori che non sono associati a nessuno come la Sellerio che pubblica Camilleri”.

Zapparoli, fondatore della casa editrice Marcos y Marcos, precisa che il testo di legge che ADEI ha contribuito a creare non vuole “colpire Amazon” ma “regolamentare gli squilibri concorrenziali di mercato”. “La vendita online non è il male. Ad esempio permette di vendere libri a chi è territorialmente isolato, come del resto è un aiuto ai piccoli editori per raggiungere lettori ovunque – continua il presidente ADEI – Semmai questa legge vuole disciplinare l’eventuale possibile loro strapotere. Se pensiamo che Amazon diverse volte quest’anno ha fatto una campagna di promozione modello “se compri 20 euro di libri ti do un buono di 9 euro da spendere su altri prodotti”: ecco, questa cosa va bloccata domattina”. Zapparoli ricorda infine che grazie alle future “card” da 100 euro e al raddoppio del tax credit in due anni saremo di fronte ad un “primo passo” per permettere al libraio di concorrere ad armi pari con le grandi distribuzioni e l’online.

“Il problema sarà far rispettare la legge” –. “Il problema non sarà fare la legge ma farla rispettare. Anche quella precedente con gli sconti al 15% non era rispettata per via di mille scappatoie e cavilli – racconta Davide Ferraris, titolare della piccola libreria indipendente Therese, nel quartiere Vanchiglietta di Torino. “In Francia librai ed editori fanno parte della stessa associazione e hanno due vicepresidenti: un librario e un editore. E là la loro legge ha concesso fondi a questa associazione perché si possa permettere di andare in tribunale a denunciare chiunque la violi. Questo da noi non è previsto. Voglio dire: se vedo che la Mondadori fa lo sconto del 25% su una novità io Davide Ferraris che faccio la denuncio?”.

Giudizio positivo anche sul tax credit, briciole o cifre importanti che siano: “Intanto è qualcosa. E poi vedete, il fatto che questa legge preveda il riconoscimento delle nostre realtà come spazi che hanno funzione territoriale forte, funzione che è anche politica e di creazione di una comunità, ecco questo passo, prima, non era stato fatto. Magari non diventeremo ricchi e non ci salveremo, ma il riconoscimento è arrivato e da qui si può costruire”. Ferraris ricorda però che l’ostacolo maggiore, oggi, in Italia, per portare le persone a leggere è il mondo degli intellettuali: “Esiste un profondissimo scollamento tra mondo intellettuale e società civile. Visto che la categoria che va abituata alla lettura è quella dei ragazzi, la scuola può fare molto sporcandosi un po’ le mani. Può ritornare a raccontare che il libro è qualcosa con cui i ragazzi evadono e non qualcosa che devono prendere per studiare, perché lì c’è la nostra cultura, ecc…. Ci sono troppi paroloni intorno ai libri. Quando invece i ragazzi li lasciamo liberi di andare, quella cultura se la creano da soli senza bisogno di fargli una testa così”.