di Massimo Arcangeli
Il ritrovamento
15 luglio 1799. Un soldato francese della spedizione napoleonica in Egitto del 1798, durante i lavori di scavo all’interno di Fort Julien, fortezza ottomana quattrocentesca, trova una lastra nera in granodiorite su cui sono incisi tre testi in due differenti lingue e tre differenti modelli grafici. La lastra è la stele di Rosetta, le due lingue sono l’egizio e il greco (la lingua ufficiale nell’Egitto di epoca tolemaica), i tre modelli grafici sono quello greco e i due in cui si presenta l’egizio: il demotico (di destinazione popolare) e il geroglifico. La stele è ciò che resta di una lastra più grande, e i tre testi in essa contenuti sono incompleti: 14 le linee sopravvissute del geroglifico, 32 le linee del demotico, 54 le linee del greco; l’iscrizione in demotico è sul bordo della lastra, in posizione mediana fra quella soprastante (la geroglifica) e quella sottostante (la greca).
Affidata all’ufficiale di artiglieria Pierre-François Bouchard, che ne comprende subito il grande valore archeologico, la stele viene quindi consegnata al generale Jacques-François de Menou, barone di Boussay. Nel 1801, dopo la resa francese ad Alessandria d’Egitto, il reperto finisce in mani inglesi. L’anno dopo avrebbe fatto il suo ingresso al British Museum, dove si trova tuttora.
Il prezioso reperto
La stele di Rosetta, che misura 112,3 centimetri di lunghezza nel suo segmento di maggiore estensione (per una larghezza di 75,7 centimetri la larghezza, 28,4 centimetri lo spessore), per un peso che si aggira sui 760 chilogrammi, deve il suo nome al luogo del ritrovamento: il porto di Rosetta (il nome latinizzato dell’attuale Rashid), situato nei pressi della foce del Nilo. I tre testi incisi, per quanto non sovrapponibili l’uno sull’altro, dicono più o meno la stessa cosa. Sono le tre versioni di un decreto emesso a Menfi nel 196 a.C. da un alto consesso sacerdotale, per sancire il culto divino di Tolomeo V Epifane.
Incoronato (204 a.C.) a 12 anni – morirà prima dei 30 anni, nel 181 a.C. –, Tolomeo viene lodato dai sommi sacerdoti egiziani per le grandi opere, le riforme importanti e le politiche a favore della popolazione del regno (abolizione o riduzione di imposte, elargizione di privilegi ai sacerdoti e ai militari, costruzione di dighe sul Nilo e canalizzazione delle acque del fiume, allagamento delle pianure, ingenti donazioni ai templi, ecc.). I sacerdoti riuniti nell’antica capitale dell’Egitto decretano che s’installi in tutti i templi egiziani una statua del sovrano regalmente abbigliato, in un luogo che ne garantisca la necessaria visibilità, e che sul monumento si incida la scritta “Tolomeo, il salvatore d’Egitto”. Si sarebbe dovuto celebrare re Tolomeo tre volte al giorno, e accanto alla sua statua si sarebbe dovuta riprodurre su una tavola di pietra, nelle tre diverse grafie (geroglifica, demotica e greca) testimoniate dalla stele di Rosetta, una copia del religioso decreto.
Una formidabile chiave
La comparazione fra i tre testi della stele è risultata decisiva ai fini della decifrazione del sistema geroglifico in uso presso l’antico Egitto. È stato il francese Jean-François Champollion, negli anni Venti dell’Ottocento, a contribuire all’impresa in modo determinante. Prima di lui Thomas Young aveva identificato nel testo geroglifico la presenza del nome di Tolomeo scritto in caratteri fonetici: una sequenza identica a quella adoperata per riportare in greco il nome del re e piuttosto simile ai caratteri corrispondenti nel testo in demotico (di cui lo scienziato inglese aveva accertato la natura a sua volta “mista”: un mix di caratteri fonetici, alcuni dei quali già individuati da altri due specialisti, e di ideogrammi di imitazione geroglifica in numero cospicuo).
Champollion, cogliendo un suggerimento dato a Young da Antoine-Isaac Silvestre barone de Sacy, linguista e traduttore (che aveva richiamato l’attenzione dello studioso britannico sulla possibilità che i nomi stranieri presenti nei cartigli delle iscrizioni geroglifiche egizie fossero stati trascritti in caratteri fonetici, esortandolo a ricercare ed esaminare i cartigli contenenti nomi greci per verificarlo), identificò nel testo in geroglifico della stele di Rosetta la natura fonetica dei nomi stranieri, riuscendo a stilare un primo alfabeto di caratteri geroglifici di matrice “sonora” e segnando così una svolta nella storia della lettura e dell’interpretazione dei geroglifici egiziani.
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Società - 15 Luglio 2019
Stele di Rosetta, ecco come abbiamo imparato a leggere i geroglifici dell’antico Egitto
di Massimo Arcangeli
Il ritrovamento
15 luglio 1799. Un soldato francese della spedizione napoleonica in Egitto del 1798, durante i lavori di scavo all’interno di Fort Julien, fortezza ottomana quattrocentesca, trova una lastra nera in granodiorite su cui sono incisi tre testi in due differenti lingue e tre differenti modelli grafici. La lastra è la stele di Rosetta, le due lingue sono l’egizio e il greco (la lingua ufficiale nell’Egitto di epoca tolemaica), i tre modelli grafici sono quello greco e i due in cui si presenta l’egizio: il demotico (di destinazione popolare) e il geroglifico. La stele è ciò che resta di una lastra più grande, e i tre testi in essa contenuti sono incompleti: 14 le linee sopravvissute del geroglifico, 32 le linee del demotico, 54 le linee del greco; l’iscrizione in demotico è sul bordo della lastra, in posizione mediana fra quella soprastante (la geroglifica) e quella sottostante (la greca).
Affidata all’ufficiale di artiglieria Pierre-François Bouchard, che ne comprende subito il grande valore archeologico, la stele viene quindi consegnata al generale Jacques-François de Menou, barone di Boussay. Nel 1801, dopo la resa francese ad Alessandria d’Egitto, il reperto finisce in mani inglesi. L’anno dopo avrebbe fatto il suo ingresso al British Museum, dove si trova tuttora.
Il prezioso reperto
La stele di Rosetta, che misura 112,3 centimetri di lunghezza nel suo segmento di maggiore estensione (per una larghezza di 75,7 centimetri la larghezza, 28,4 centimetri lo spessore), per un peso che si aggira sui 760 chilogrammi, deve il suo nome al luogo del ritrovamento: il porto di Rosetta (il nome latinizzato dell’attuale Rashid), situato nei pressi della foce del Nilo. I tre testi incisi, per quanto non sovrapponibili l’uno sull’altro, dicono più o meno la stessa cosa. Sono le tre versioni di un decreto emesso a Menfi nel 196 a.C. da un alto consesso sacerdotale, per sancire il culto divino di Tolomeo V Epifane.
Incoronato (204 a.C.) a 12 anni – morirà prima dei 30 anni, nel 181 a.C. –, Tolomeo viene lodato dai sommi sacerdoti egiziani per le grandi opere, le riforme importanti e le politiche a favore della popolazione del regno (abolizione o riduzione di imposte, elargizione di privilegi ai sacerdoti e ai militari, costruzione di dighe sul Nilo e canalizzazione delle acque del fiume, allagamento delle pianure, ingenti donazioni ai templi, ecc.). I sacerdoti riuniti nell’antica capitale dell’Egitto decretano che s’installi in tutti i templi egiziani una statua del sovrano regalmente abbigliato, in un luogo che ne garantisca la necessaria visibilità, e che sul monumento si incida la scritta “Tolomeo, il salvatore d’Egitto”. Si sarebbe dovuto celebrare re Tolomeo tre volte al giorno, e accanto alla sua statua si sarebbe dovuta riprodurre su una tavola di pietra, nelle tre diverse grafie (geroglifica, demotica e greca) testimoniate dalla stele di Rosetta, una copia del religioso decreto.
Una formidabile chiave
La comparazione fra i tre testi della stele è risultata decisiva ai fini della decifrazione del sistema geroglifico in uso presso l’antico Egitto. È stato il francese Jean-François Champollion, negli anni Venti dell’Ottocento, a contribuire all’impresa in modo determinante. Prima di lui Thomas Young aveva identificato nel testo geroglifico la presenza del nome di Tolomeo scritto in caratteri fonetici: una sequenza identica a quella adoperata per riportare in greco il nome del re e piuttosto simile ai caratteri corrispondenti nel testo in demotico (di cui lo scienziato inglese aveva accertato la natura a sua volta “mista”: un mix di caratteri fonetici, alcuni dei quali già individuati da altri due specialisti, e di ideogrammi di imitazione geroglifica in numero cospicuo).
Champollion, cogliendo un suggerimento dato a Young da Antoine-Isaac Silvestre barone de Sacy, linguista e traduttore (che aveva richiamato l’attenzione dello studioso britannico sulla possibilità che i nomi stranieri presenti nei cartigli delle iscrizioni geroglifiche egizie fossero stati trascritti in caratteri fonetici, esortandolo a ricercare ed esaminare i cartigli contenenti nomi greci per verificarlo), identificò nel testo in geroglifico della stele di Rosetta la natura fonetica dei nomi stranieri, riuscendo a stilare un primo alfabeto di caratteri geroglifici di matrice “sonora” e segnando così una svolta nella storia della lettura e dell’interpretazione dei geroglifici egiziani.
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Ramallah, 13 mar. (Adnkronos) - Secondo la Società dei prigionieri palestinesi e la Commissione per gli affari dei prigionieri ed ex prigionieri, almeno 25 palestinesi sono stati arrestati dalle forze israeliane durante le ultime incursioni nella Cisgiordania occupata. Tra gli arrestati ci sono una donna e diversi ex prigionieri, si legge nella dichiarazione congiunta su Telegram. Aumentano gli arresti a Hebron, dove secondo l'agenzia di stampa Wafa oggi sono state arrestate 12 persone, tra cui 11 ex prigionieri.
Roma, 13 mar (Adnkronos) - "Non c'è stato l'affidamento da parte del governo di infrastrutture critiche del Paese a Starlink" e "come già rassicurato dal presidente Meloni ogni eventuale ulteriore sviluppo su questa questione sarà gestito secondo le consuete procedure". Lo ha detto il ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani in Senato rispondendo a una interrogazione del Pd.
Roma, 13 mar (Adnkronos) - Per quel che riguarda il piano 'Italia a 1 giga', "con riferimento alle aree più remote, il governo sta valutando con Starlink e altri operatori l'ipotesi di integrazione della tecnologia satellitare come complemento alle infrastrutture esistenti". Lo ha detto il ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani rispondendo in Senato a una interrogazione del Pd.
"Nel caso specifico di Starlink, sono in corso delle interlocuzioni con alcune regioni italiane - del nord, del centro e del sud - per sperimentare la fornitura di un 'servizio space-based' rivolto ad aree remote o prive di infrastrutture terrestri. In ogni caso, si ribadisce che non sono stati firmati contratti nè sono stati conclusi accordi tra il governo italiano e la società Space X per l'uso del sistema di comunicazioni satellitari Starlink per coprire le aree più remote del territorio", ha chiarito Ciriani.
Roma, 13 mar (Adnkronos) - "Presso la presidenza del Consiglio non è stato istituito alcun tavolo tecnico operativo per lo studio della concessione a Starlink della gestione delle infrastrutture di connessione e telecomunicazione delle sedi diplomatiche italiane o delle stazioni mobili delle navi militari italiane". Lo ha detto il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani rispondendo al Senato a una interpellanza del Pd.
Roma, 13 mar (Adnkronos) - "Credo che l'esperienza viva possa essere più forte di qualunque altro elemento: io da giovane sono stata vittima di violenza, ho avuto un fidanzato che non capiva il senso del no". Lo ha detto in aula alla Camera la deputata del M5s Anna Laura Orrico, nel dibattito sulla Pdl sulle intercettazioni e in particolare sull'emendamento sul limite all'uso delle intercettazioni stesse.
"Quando l'ho lasciato ha iniziato a seguirmi sotto casa, si faceva trovare dietro gli angoli del mio quartiere. Venti anni fa non si parlava di violenza contro le donne, non c'era nessun meccanismo di prevenzione nè strumenti per agire -ha proseguito Orrico-. Il mio appello alla Camera è di sostenere questo emendamento, oggi gli strumenti ci sono ma non sono sufficienti. Le intercettazioni sono tra questi strumenti e nessuna donna è tutelata se non è consapevole".
Tel Aviv, 13 mar. (Adnkronos) - "Il rapporto delle Nazioni Unite che afferma che Israele ha compiuto 'atti di genocidio' e ha trasformato la 'violenza sessuale' in un'arma come strategia di guerra non è solo ingannevolmente falso, ma rappresenta anche un nuovo, vergognoso punto basso nella depravazione morale delle Nazioni Unite". Lo ha scritto su X il parlamentare israeliano dell'opposizione Benny Gantz, aggiungendo che il rapporto diffonde "calunnie antisemite e fa il gioco di terroristi assassini".
Washington, 13 mar. (Adnkronos/Afp) - Gli attacchi "sistematici" di Israele alla salute sessuale e riproduttiva a Gaza sono "atti genocidi". Lo ha affermato una commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite. “La Commissione ha scoperto che le autorità israeliane hanno parzialmente distrutto la capacità dei palestinesi di Gaza – come gruppo – di avere figli, attraverso la distruzione sistematica dell’assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva, che corrisponde a due categorie di atti genocidi”, ha affermato l'Onu in una nota. Israele “respinge categoricamente” queste accuse, ha indicato la sua ambasciata a Ginevra (Svizzera).