È partita con la pubblicazione delle audizioni inedite di Paolo Borsellino, a pochi giorni dal ventisettesimo anniversario della strage di via d’Amelio nella quale il 19 luglio 1992 fu assassinato lo stesso magistrato, l’operazione “trasparenza” della Commissione Antimafia presieduta da Nicola Morra, con la consulenza decisiva del pm Roberto Tartaglia. Ovvero, del più giovane dei pm che sostenne l’accusa nel processo sulla Trattativa Stato-mafia a Palermo, che ha lasciato la Procura per fare il consulente della stessa Commissione parlamentare antimafia.
Con una conferenza stampa in Senato, il presidente Morra ha annunciato, dopo una decisione presa all’unanimità dalla Commissione, di dare il via alla desecretazione di tutti gli atti raccolti dalla sua istituzione nel 1962. A cominciare proprio dalle sei le volte in cui Borsellino comparì davanti a Palazzo San Macuto, sede dell’Antimafia, tra il 1984 e il 1991. Non a caso durante la conferenza è stato fatto ascoltare un audio inedito in cui lo stesso Borsellino, con un racconto paradossale e drammatico, sottolineò come a Palermo non ci fossero abbastanza scorte per proteggere i giudici del neonato pool Antimafia. “Ci danno le auto blindate solo di mattina. Così di sera possiamo essere uccisi”, raccontava. “Se lo Stato non riesce a garantire tutte le risorse necessarie, non riesce a far giustizia. Per questo motivo, con quest’opera di desecretazione, chiediamo allo Stato, al Parlamento e al Governo di fare il massimo perché si faccia giustizia“, ha spiegato Nicola Morra.
E ancora: “La volontà della Commissione è quello di far recuperare fiducia, di fronte a uno Stato che troppe volte è stato ambiguo, claudicante, incerto”, ha incalzato. Saranno 1612 i documenti che, volta per volta, saranno pubblicati: “Dobbiamo ancora capire se procedere cronologicamente o per blocchi tematici. Fissati i criteri, caleremo tutto. Il valore di questa scelta? È la dimostrazione che le istituzioni non hanno paura della propria storia“, ha aggiunto Roberto Tartaglia. E pure Morra precisa: “Nessuno di noi conosce il contenuto degli atti, abbiamo fatto una scelta al buio”. Invitando al tempo stesso altre istituzioni a seguire l’esempio della commissione Antimafia: “Lo spirito è quello di promuovere le altre istituzioni a prendere coraggio e ripetere questo sforzo, che oggi noi facciamo soprattutto per i familiari di chi non c’è più. Riflettere che ci siano voluti 27 anni, dice molto sullo stato di salute in passato della nostra democrazia“, ha concluso Morra.