Ogni estate è un calvario per i tifosi dell’Avellino, costretti a studiare testi di diritto e seguire ciò che accade nelle aule giudiziarie invece di sognare colpi di mercato e seguire ritiro e amichevoli precampionato. Già l’ultima estate per i lupi fu estenuante: il club di proprietà di Taccone fu estromesso dal campionato di B dal Tar per irregolarità amministrative legate a una fideiussione. Le speranze dei tifosi si affievolirono ricorso dopo ricorso, con i giudici che ribadirono il niet in ogni sentenza: la ripartenza dalla Serie D e una nuova proprietà, la Sidigas, già alla guida della Scandone Basket, vennero considerate un sacrificio necessario per ripartire e tornare a sognare.
Dopo un solo un anno però la nuova avventura, con gli irpini che intanto sono riusciti a centrare la promozione in C e a laurearsi campioni d’Italia dilettanti, si è trasformato in un incubo, doppio visto che in mezzo ci è finita anche la Scandone, che solo qualche settimana fa giocava i playoff scudetto, arrivando a spaventare l’Olimpia Milano di Giorgio Armani. Tutto deriva dai guai della proprietà: la Sidigas – società che progetta, costruisce e gestisce impianti di distribuzione gas – per via dell’esposizione debitoria è stata colpita da un’istanza fallimentare. Inoltre, secondo la Procura di Avellino, gli omessi versamenti di debiti tributari sarebbero serviti anche a finanziare le due società sportive controllate e per questo è stato disposto il sequestro preventivo di 97 milioni di euro nei confronti dell’amministratore Giannandrea De Cesare e del gruppo d’impresa.
Il fallimento è stato evitato, col Tribunale che ha accolto la proposta di preconcordato, nominando tre commissari che dovranno supervisionare ogni operazione. Per l’Avellino Calcio e per il basket quindi la situazione è intricata, essendo a tutti gli effetti squadre sub judice. Il club di calcio è di fatto iscritto in serie C, ma ad oggi nell’organigramma figura solo il presidente, non c’è direttore sportivo, non c’è allenatore, e molti dei calciatori artefici della promozione in C sono andati via.
La Figc monitora la situazione, con il presidente Gravina che ha fatto capire che se la situazione non dovesse cambiare entro il 31 luglio si aprirebbe lo scenario della scomparsa del club, con la ripartenza dalla Terza categoria. Ma non converrebbe a nessuno. Ad oggi infatti ci si muove proprio per mostrare che la società è attiva: alcuni dei vecchi giocatori rimasti liberi, diversi giovani della juniores, sono stati precettati per formare una rosa e cominciare gli allenamenti in sede. Si tratterebbe di ordinaria amministrazione che i commissari concederebbero per evitare la svalutazione del bene Avellino calcio.
Quanto al basket, la Scandone che qualche settimana fa sognava la semifinale, essendosi portata sul 2-1 con Milano nei quarti, ripartirà dalla Serie B. Già nei giorni scorsi il sindaco di Avellino, Gianluca Festa, peraltro ex giocatore della Scandone e tra i protagonisti della prima promozione in Serie A, aveva pagato di tasca sua l’iscrizione. La situazione tuttavia resta critica, con i tifosi di entrambe le squadre cittadine che ormai non perdono occasione per contestare la proprietà e chiedono continuamente un passo indietro. Con le squadre sub judice, il cambio di proprietà sarebbe lo scenario ideale e a cui lavorano in molti, in primis il neo sindaco Festa. Ma è una corsa contro il tempo, l’ennesima che i tifosi irpini osservano loro malgrado.