E' stato Dmitri Peskov, portavoce di Vladimir Putin, a comunicare all’Ansa la posizione del Cremlino sulla vicenda del presunto finanziamento da 65 milioni di dollari alla Lega di Matteo Salvini. L'ex deputato Vladimir Pligin? "Lo conosciamo abbastanza bene, ma non sappiamo quale sia il suo ruolo in questa conversazione"
Mosca non ha mai dato nessun sostegno finanziario a partiti o politici italiani. E’ stato Dmitri Peskov, portavoce di Vladimir Putin, a comunicare all’Ansa la posizione del Cremlino sulla vicenda del presunto finanziamento da 65 milioni di dollari alla Lega di Matteo Salvini. “Come abbiamo già detto – ha affermato Peskov – nessuno di noi dalla Russia ha mai dato sostegno finanziario ad alcun politico o partito politico in Italia. Non c’è nessun dubbio”.
Sulla vicenda la procura di Milano ha aperto un’inchiesta nella quale è indagato per corruzione internazionale Gianluca Savoini, presidente dell’Associazione Lombardia Russia e da sempre molto vicino al segretario del Carroccio: “C’è una base giuridica per la cooperazione che può essere attivata in qualsiasi momento su richiesta delle parti”, ha assoicurato Peskov, rispondendo a una domanda su una possibile cooperazione tra Russia e Italia nelle indagini.
Tra le persone che secondo l’audio pubblicato da Buzzfeed erano presenti al Metropol Hotel di Mosca il 18 ottobre 2018 c’era anche Vladimir Pligin, avvocato ed ex deputato della Duma dal 2003 al 2016: gli interlocutori russi dicono di aspettare il ritorno a Mosca del funzionario del partito di Putin per avere “luce verde” all’affare. Al Cremlino “lo conosciamo abbastanza bene – ha affermato Peskov – ma non sappiamo quale sia il suo ruolo in questa conversazione che ha avuto luogo in un hotel, ed è una questione che non ci riguarda“.
Rispondendo a una domanda sugli stretti rapporti tra Pligin e il vice premier con delega al petrolio e al gas, Dmitri Kozak, Peskov ha detto che si tratta “solo di rumor”. E quando gli è stato fatto notare che, secondo i media russi, i due hanno studiato assieme all’università e hanno fondato insieme una società giuridica negli anni Novanta, ha ribattuto che si tratta di “una questione loro personale” e che al Cremlino non sanno “nulla di questo”.