“Assolutamente no”. Così ha risposto ai cronisti il procuratore di Milano Francesco Greco alla domanda se ci sia la necessità di sentire il segretario della Lega Matteo Salvini sui presunti fondi russi nell’ambito dell’inchiesta per corruzione internazionale in cui è indagato il suo ex portavoce Gianluca Savoini, il leghista presidente dell’associazione Lombardia Russia. Le “indagini sono complesse, lunghe, laboriose e internazionali” dice Greco lasciando intendere che “non è previsto nulla”, ossia non dovrebbero esserci ulteriori interrogatori all’indomani di quello di Savoini che comunque ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere.
Una “scelta tecnica” secondo il difensore, l’avvocata Lara Pellegrini. “Quando sarà depositato il fascicolo del pubblico ministero e avremo modo di studiare le carte renderemo interrogatorio – ha spiegato -. Al momento stiamo discutendo di un’inchiesta giornalistica trasferita in sede giudiziaria e noi preferiamo confrontarci sulle prove raccolte dal pm“. L’avvocato ha spiegato che “se durante l’inchiesta ci sarà un deposito intervento di documenti in relazione a qualche attività istruttoria, Savoini potrebbe anche decidere di rendere interrogatorio”. Al momento, a quanto si apprende, l’unica cosa che è stata notificata a Savoini e alla sua difesa è stato solo l’invito a comparire.
No comment invece la risposta del procuratore alla domanda se la procura di Milano effettuerà accertamenti sul conto di Gianluca Meranda, l’avvocato autore della lettera a Repubblica, per capire se sia davvero lui il “secondo uomo” presente lo scorso ottobre con Savoini alla presunta trattativa sulla compravendita di petrolio all’Hotel Metropol di Mosca. L’indagine è condotta dai pm Sergio Spadaro e Gaetano Ruta, con il coordinamento del procuratore aggiunto Francesco Greco.
L’indagine, nata dopo un articolo dello scorso febbraio de L’Espresso, mette al centro l’incontro avvenuto al Metropol e l’audio – pubblicato dal sito Buzzfeed – di cui gli inquirenti erano già in possesso. Al centro dell’incontro d’affari, a cui prendono parte sei persone, ci sarebbe secondo la procura un’operazione sospetta di corruzione legata all’importazione in Italia di una grande quantità di petrolio che, nelle parole di chi starebbe trattando, in un anno dovrebbe far affluire 65 milioni di dollari nelle casse del Carroccio e permettere così al partito guidato da Matteo Salvini – in missione a Mosca 9 volte in 4 anni sempre con Savoini – di affrontare la campagna elettorale delle ultime europee. Oltre a concentrarsi sui protagonisti dell’incontro coinvolti nel presunto affare, i pm si stanno focalizzando anche nel ricostruire l’ipotetico passaggio di soldi.