“Al ristoranti, Mimì fici un tentativo di mittiri il parmigiano supra alla pasta con le vongole ma Montalbano gli affirrò il vrazzo affirmanno che glielo avrebbi tagliato di netto con un cuteddro se osava committiri quel sacrilegio”. (da Un covo di vipere)
“Dottori! Stamattina tilifonò gente che addimandava di lei pirsonalmente di pirsona! I nomi ce li scrissi in questo pizzino” E gli porse un foglietto malamente strappato da un quaderno a quadretti. “E tua sorella tilifonò?” spiò, pericolosamente gentile, Montalbano. Catarella prima s’imparpagliò, poi sorrise. “Dottori, vossia vuole babbiare? Mè soro spossibilitata a tilifonare è.” “E’ monca?” “Nonsi, dottori, non è monaca. Non gli viene di tilifonare in quanto che non c’è, pirchì io sono figlio unico e mascolo di mè patre e di mè matre.” Il commissario abbandonò la partita, sconfitto (da Il ladro di merendine)
“Il commissario invece era di Catania, di nome faceva Salvo Montalbano, e quando voleva capire una cosa, la capiva” (da La forma dell’acqua)
“Arriva un momento nel quale t’adduni, t’accorgi che la tua vita è cangiata. Fatti impercettibili si sono accumulati fino a determinare la svolta. O macari fatti ben visibili, di cui però non hai calcolato la portata, le conseguenze” (da Il ladro di merendine)
“Era l’insonnia della vecchiaia, quella che notte dopo notte ti condanna a stare vigliante, a letto o in poltrona, a ripassarti la tua vita minuto per minuto, a ripatirla sgranandola come i grani di un rosario”. (da La paura di Montalbano)
“Era tradizioni ’n Sicilia che ogni delitto di mafia vinissi, in primisi, fatto passari come originato da ’na quistioni di corna”. (da La piramide di fango)
“Si piglia tanticchia di risotto, s’assistema nel palmo d’una mano fatta a conca, ci si mette dentro quanto un cucchiaio di composta e si copre con dell’altro riso a formare una bella palla”. (da Gli arancini di Montalbano)
“L’italiani non amano sintiri le voci libbire, le virità disturbano il loro ciriveddro in sonnolenza perenni, preferiscino le voci che non gli danno problemi, che li rassicurano sulla loro appartinenza al gregge”. (da Una voce di notte)
“Ciriveddro è ’na gran camurria di machina che non sulo non s’arresta mai, ma t’obbliga a pinsari a quello che voli lui”. (da Un covo di vipere)
“La persiana sbattè con violenza contro il muro e Montalbano di scatto si susì a mezzo del letto, gli occhi sgriddrati dallo spavento, persuaso, nel fumo del sonno che ancora l’avvolgeva, che qualcuno gli avesse sparato. In un vìdiri e svìdiri il tempo era cangiato, un vento freddo e umido faceva onde dalla scumazza gialligna, il cielo era interamente coperto di nuvole che amminazzavano pioggia”. (da Il ladro di merendine)
“Sentì che la notte aveva cangiato odore: era un odore leggero, fresco”. (da L’odore della notte)