Cronaca

Cannabis, la radicale Bernardini coltiva a casa: denunciata. “Sono delusa per il mancato arresto”

L'ex deputata ed esponente del Partito Radicale porta avanti da anni una lotta per la legalizzazione della cannabis a scopo terapeutico. Coltivava piante anche in casa sua e non ne ha mai fatto mistero. Un'ora prima dell'arrivo dei carabinieri ha postato su Facebook: "Forse è la volta buona". Il Partito Radicale: "Buona occasione per riaprire il dibattito"

L’ex deputata Rita Bernardini è stata portata in caserma dai carabinieri dopo un controllo in casa sua, durante il quale hanno trovato delle piante di cannabis che lei coltivava a scopo terapeutico. A comunicarlo è il suo avvocato, Giuseppe Rossodivita, che ha precisato che la stessa esponente radicale “coltiva a scopo terapeutico, come ha più volte affermato senza farne mistero”. L’ex parlamentare membro del Consiglio generale del Partito Radicale è da anni disobbediente civile e si batte per la legalizzazione della cannabis a scopo medico.

Un’ora prima la stessa Bernardini aveva pubblicato su Facebook un post in cui racconta della telefonata dei carabinieri che l’hanno contatta per chiederle se era in casa e al quale ha allegato alcune foto delle piantine di cannabis che coltivava nella sua abitazione: “Forse è la volta buona. Telefonata dei carabinieri: lei è in casa? No, veramente sono sul treno per andare a Parma (laboratorio Spes contra Spem nel carcere), sto fuori 2 giorni. Deve venire qui! Ho fatto appena in tempo a scendere dal treno e ora sono su un taxi verso casa. #cannabis regolamentata! Accesso alle cure!!!”, scriveva l’ex deputata sul social network.

Uscita dalla caserma Rita Bernardini si è lasciata andare in una protesta per il fatto di non essere stata arrestata: “Cosi si usano due pesi e due misure e la legge finisce per non essere ugual per tutti”. “Sono stata denunciata a piede libero per la coltivazione di sostanze stupefacenti, 32 piante tra un metro e un metro e venti – spiega l’esponente dei radicali – A verbale del sequestro ho fatto allegare una dichiarazione: esprimo tutto il mio disappunto per la decisione della procura di Roma di non procedere al mio arresto, come accade a tutti i cittadini che vengono sorpresi a coltivare marijuana.” Il suo avvocato, Giuseppe Rossodivita, ha comunicato la speranza che prenda il via un processo “per mettere sotto accusa una legge irragionevole e criminogena, che sembra non voler togliere il monopolio illegale del traffico di sostante stupefacenti alle mafie e alla criminalità organizzata”.

Anche il Partito Radicale si è espresso a sostegno della battaglia che la Bernardini porta avanti, attraverso le dichiarazioni del segretario Maurizio Turco e del tesoriere Irene Testa. “Sarà una buona occasione per aprire un dibattito al quale la classe dirigente di questo paese si è sempre sottratto e continua a sottrarsi. La legalizzazione della marijuana e la distribuzione controllata di eroina fanno parte di una politica di sicurezza volta al contenimento della criminalità che – grazie alle leggi in vigore – agisce sul mercato in regime di monopolio – hanno detto – Con l’alibi di tutelare le persone le si consegnano nelle mani senza scrupoli che vendono sostanze pericolose, pericolo dovuto alla proibizione“.