Il blitz, denominato "New connection" e che ha portato al sequestro di 3 milioni di euro, ha svelato il forte legame ancora esistente tra la famiglia Inzerillo, fuggita negli Usa dopo la Seconda guerra di mafia, e la criminalità organizzata statunitense, in particolare con la famiglia Gambino di New York. Tra gli arrestati anche il sindaco di Torretta, accusato di concorso esterno. L'intercettazione: "Ora che è morto Riina, vediamo..."
Negli anni ’80 erano stati “espulsi” dalla Sicilia da Totò Riina. Avevano perso una guerra di mafia da mille morti ammazzati all’anno e avevano riparato nella loro seconda patria: gli Stati Uniti d’America. Da dove, però, erano tornati da alcuni anni per riprendere il potere in Sicilia. Sono 19 le persone arrestate tra paesi del Palermitano come Torretta e New York nell’ambito di una maxi operazione del Servizio Centrale Operativo della Polizia e del Federal Bureau of Investigation. Fbi e polizia italiana per rimettere le manette agli “scappati”, cioè i di boss e gregari del mandamento mafioso di Passo di Rigano, in provincia di Palermo: le famiglie Inzerillo e Bontade.
Blitz tra Palermo e New York – Il blitz, denominato “New connection” e che ha portato al sequestro di 3 milioni di euro, ha svelato il forte legame ancora esistente tra Cosa nostra palermitana e la criminalità organizzata statunitense, in particolare con la famiglia Gambino di New York. Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata, concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori aggravato, concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso. Tra gli arrestati c’è anche il sindaco di Torretta, Salvatore Gambino, accusato di concorso esterno.
Lo Voi: “Sindaco di Torretta era a disposizione” – L’inchiesta, coordinata dalla Dda guidata dal procuratore Francesco Lo Voi, ha fatto emergere anche la forte capacità pervasiva, da parte della famiglia mafiosa di Passo di Rigano, sull’economia del quartiere. Ciascun uomo d’onore, nel clan, aveva un ruolo e una mansione specifica nella gestione degli affari. Nel mandamento, inoltre, ogni attività economica – dalla fornitura alimentare, all’ingrosso, alla gestione dei giochi e delle scommesse online – era controllata dalla mafia che gestiva anche il racket delle estorsioni. “È stato colpito un territorio particolarmente importante per Cosa nostra quale è Passo di Rigano che comprende le famiglie mafiose di Torretta, Boccadifalco e Uditore. Abbiamo accertato che erano tornati a svolgere le attività criminali coloro che si erano dovuti allontanare dopo l’esilio imposto da Riina”, ha detto il procuratore Lo Voi. “Gli Inzerillo – ha aggiunto – non hanno voluto partecipare alla riunione in cui si è deliberata la ricostituzione della Commissione di Cosa nostra. Al posto loro è andato Giovanni Buscemi, formale capo mandamento di Passo di Rigano. Gli Inzerillo, come emerge dalle intercettazioni, temevano che i nuovi componenti dell’organismo di vertice della mafia non avrebbero retto a eventuali arresti e si sarebbero pentiti”. Quanto agli affari illeciti scoperti, Lo Voi ha detto: “il clan svolgeva le sue attività classiche: estorsioni, intestazioni fittizie di beni, le scommesse e i giochi online”. Lo Voi ha poi sottolineato l’importanza della collaborazione delle autorità giudiziarie americane che, su rogatoria, stanno eseguendo una serie di perquisizioni negli Stati Uniti. Le accuse sul primo cittadino invece sono di concorso esterno: “Il sindaco di Torretta si sarebbe messo a disposizione della locale famiglia mafiosa per favori di vario genere”.
Messi in fuga negli anni ’80 – Decimata dal boss dei boss Totò Riina negli Anni Ottanta, durante la seconda guerra di mafia, la famiglia Inzerillo era tornata a stabilire la propria roccaforte nel quartiere di Passo Rignano e, con la morte dello storico capomafia, aveva ripreso potere anche grazie a un ritrovato equilibrio con i ‘vecchi amici’. Parlando con un altro mafioso residente in America, Tommaso Inzerillo, esponente della storica famiglia, oggi arrestato, ricordava la fuga negli Usa. Fuga da cui poi derivò il soprannome di “scappati” dato agli esponenti della sua famiglia. “Il divieto era da allora, come ti stavo dicendo, è una situazione di mio cugino, che alcuni se ne stanno andando in America… Altri, per dirti che qua c’è, siamo tutti bloccati, siamo grandi. Ora vediamo, ora con questa morte (si riferisce a quella di Totò Riina, ndr)… Lo vedi se Dio ce ne scampi fosse morto mio cugino e Stefano (Bontade, ndr) restava vivo”. Il riferimento è alla possibile vendetta che Bontade, capomafia di Villagrazia trucidato da Riina, avrebbe messo in atto se fosse rimasto vivo. “Quello, vedi che li azzerava”, risponde l’interlocutore. “Minchia… Mamà… Cento picciotti... Centoventi erano con lui”, è il commento di Inzerillo.
Gli arrestati – Il fermo è scattato per Giovanni Buscemi, Santo Cipriano, Francesco De Filippo, Antonio Di Maggio, Antonino Fanara, Rosario Gambino, Francesco e Tommaso Inzerillo, Giuseppe Lo Cascio, Antonino Lo Presti, Alessandro Mannino, Benedetto Gabriele Militello, Gaetano e Giuseppe Sansone, Giuseppe Spatola. Contestualmente è stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Calogero Christian Zito, Salvatore Gambino (sindaco di Torretta) e Thomas Gambino. Sono state perquisite, a cura del personale dell’Fbi e di investigatori italiani, le abitazioni di Calogero Zito a New Jersey, di Thomas Gambino, a Staten Island (New York) e Simone Zito a Philadelphia. Gli indagati rispondono, a diverso titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata, concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori aggravato, concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso ed altro. vln