Sono arrivati alle 9, orario di apertura degli uffici. E ne sono usciti molto dopo, con faldoni e faldoni di verbali: tutti i resoconti dei consigli di amministrazione degli ultimi dieci anni. Carte, audio, file informatici dal 2008 al 14 agosto 2018, giorno del crollo del ponte Morandi. Il blitz della Guardia di finanza nella sede di Atlantia in via Nibby, a Roma, è scattato martedì mattina, come racconta l’edizione genovese di Repubblica.

Si tratta della seconda visita delle Fiamme gialle negli ultimi undici mesi: la prima acquisizione negli uffici della holding controllata dalla famiglia Benetton, che ha in pancia Autostrade per l’Italia, riguarda il sequestro del “piano del rischio”. Ora invece gli accertamenti della procura di Genova, che indaga su 71 persone in relazione al collasso del viadotto che provocò 43 morti, si stanno concentrando sulle riunioni del consiglio d’amministrazione per comprendere se abbiano mai verbalizzato eventuali criticità del ponte.

Il blitz è avvenuto nelle stesse ore in cui sul sito del Financial Times è comparso un articolo nel quale si dava conto di un report, mai reso pubblico, arrivato sul tavolo dei consiglieri due mesi dopo il crollo: nelle 87 pagine, racconta il quotidiano economico inglese, si dava conto di “criticità sulla sicurezza” risalenti anche a dieci anni prima al crollo e si mettevano in scala i problemi, con un punteggio tra 10 e 70 che evidenziava la gravità o meno dei problemi e la velocità con la quale era necessario intervenire. Il codice assegnato ai tiranti corrosi del Morandi nel 2011 era pari a 60. Stando a quanto scrive Repubblica, negli uffici giudiziari genovesi – ai quali il report, ha spiegato Atlantia, era già stato consegnato – il documento non viene considerato “dirimente”.

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