“Io non so la gente con chi parla e perché parla. Io rispondo di quello che faccio io e del mio movimento“. Poche ore dopo l’audio pubblicato da Buzzfeed, Matteo Salvini scaricava così Gianluca Savoini, registrato al Metropol Hotel di Mosca il 17 ottobre nel pieno di una presunta trattativa per far ottenere alla Lega fondi russi per 65 milioni di dollari. Deve aver avuto un vuoto di memoria, il vicepremier, perché lui stesso nell’agosto 2015 spiegava per filo e per segno il ruolo dell’ex portavoce e della sua associazione Lombardia-Russia a un quotidiano russo vicino al Cremlino: “Organizza incontri e promuove contatti culturali tra Lega e autorità russe”.
Fine luglio 2015. I quotidiani russi parlano di un imminente viaggio in Crimea di due delegazioni, una del M5s e una del Ppe, e il senatore Sergio Divina annuncia a Kommersant che anche la Lega vuole partecipare a un viaggio nella penisola. Il 3 agosto Vzglyad, quotidiano online creato nel 2005 da Konstantin Rykov, ex prodigio della comunicazione su internet ed ex deputato alla Duma di Russia Unita vicino al premier Dmitry Medvedev ai tempi della presidenza, spiega ai suoi lettori che Matteo Salvini ha già visitato la Crimea nell’ottobre 2014, “primo politico europeo dopo il referendum” che il 16 marzo con l’84% dei voti sancì il passaggio del territorio dall’Ucraina alla Russia. “Visiteremo Mosca in autunno – racconta in un’intervista alla testata il segretario del Carroccio – oggi il portavoce del nostro partito, Gianluca Savoini, lavora a stretto contatto con l’ambasciata russa in Italia e sta lavorando all’agenda della nostra visita”. “Inoltre si sta svolgendo un intenso lavoro tra i rappresentanti della Crimea e l’Associazione culturale Lombardia-Russia per rafforzare i rapporti tra i deputati italiani e il governo della Crimea”, aggiunge Salvini, confermando il ruolo politico dell’associazione di Savoini.
“Quali sono gli scopi e gli obiettivi di questa organizzazione?”, domanda il giornalista. “Questa associazione non è direttamente subordinata al nostro partito, è autonoma”, premette Salvini. Che poi spiega: “L’associazione organizza incontri e promuove contatti culturali tra la Lega Nord e le autorità russe. Inoltre aiuta gli imprenditori italiani a instaurare rapporti di fiducia con quelli russi”, argomenta con cognizione di causa il segretario. Che poi aggiunge: “E’ con grande piacere che partecipo al lavoro dell’associazione e spero che le sue attività possano rendere ancora più forti i rapporti tra Lombardia e Russia”.
I rapporti tra Vzglyad e Savoini sono di certo solidi: la testata considera il leghista un interlocutore credibile e in tre anni lo intervista tre volte: il 26 agosto 2015, il 5 dicembre 2016 e il 23 ottobre 2017. E anche l’annunciata visita a Mosca si concretizza: il 17 dicembre 2015 Salvini, Savoini e Claudio D’Amico – responsabile dello “sviluppo progetti” di Lombardia-Russia, l’altro Dioscuro del vicepremier nei rapporti oltre cortina – voleranno insieme nella capitale russa per una visita di due giorni, durante la quale incontreranno tra gli altri anche l’amico Andrej Klimov, responsabile esteri di Russia Unita, il partito di Vladimir Putin.
Difficile oggi per Salvini dire di non sapere “con chi parla e perché parla” Savoini. Ma la strategia scelta dal vicepremier è evidente: negare, negare, negare. Anche per Savoini la consegna è chiara: il 10 luglio, interpellato dall’Ansa, l’ex portavoce del capo dichiarava: “Io sono di Lombardia-Russia, mai detto di essere emissario della Lega” (anche se nel marzo 2017 raccontò al Fatto.it in qualità di responsabile per via Bellerio dei rapporti con Mosca l’accordo di cooperazione firmato dalla Lega con Russia Unita). Lui forse non lo ha mai detto, ma il suo leader sì.
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(nella foto in alto Salvini, Savoini e D’Amico il 17 dicembre 2015 a Mosca con Alexei Pushkov, presidente Commissione Esteri alla Duma)