Salvo Nastasi fa un effetto valanga al Maggio Fiorentino, dove il blitz del sindaco Dario Nardella nei giorni scorsi ha a sorpresa imposto il ‘commissario per tutte le stagioni’ genero di Gianni Minoli e di Matilde Bernabei alla presidenza del prestigioso ente musicale. Il ruolo per statuto spetterebbe al primo cittadino e la cessione del passo a una figura non politica, ma gestionale, seppure molto vicina alla politica, ha fatto alzare più di un sopracciglio, come ben prevedeva il sindaco che ha a lungo rinviato l’annuncio smentendolo fino all’ultimo. Quando poi è venuto il momento, la valanga è seguita a stretto giro.
Prima con il balletto sulla sovrintendenza di Cristiano Chiarot in scadenza a fine mese: domenica Palazzo Vecchio aveva annunciato la proposta di rinnovo, salvo fare un “rammaricato” dietro front 24 ore dopo in nome di questioni anagrafiche di cui il Comune si sarebbe evidentemente reso conto solo dopo aver annunciato il rinnovo. E, così, da una parte si è fatto scudo della prossimità del 66enne Chiarot alla pensione, dall’altra ha giustificato la mossa con il desiderio di portare il Maggio a competere con la Scala di Milano. Probabilmente Nardella ignora il dettaglio che l’ente lirico lombardo è in mano a un sovrintendente 71enne che sarà sostituito nel 2020 da Dominique Meyer che per quell’anno sarà coetaneo di Chiarot.
Quest’ultimo ritiene che “in questo momento in cui il teatro sta venendo fuori da una fase difficile e sta attraversando un momento di discreta salute, ha comunque bisogno assolutamente di avere come capo il proprio sindaco. Qui abbiamo due grossi problemi: quello dei precari, che si affronta con il decreto Bonisoli, e quello della patrimonializzazione. In questi due anni non è stato fatto un euro di debito ma resta quello del passato che si ripercuote sulla nostra attività con una forte carenza di cassa. Serve quindi una patrimonializzazione“. Mentre il sindaco ostenta serenità: “Procederemo con il risanamento del Maggio Musicale Fiorentino e con le stabilizzazioni del personale. Il nostro obiettivo è ambizioso: portare il Teatro del Maggio a competere con la Scala e con i più grandi festival europei. E per far questo troveremo un sovrintendente all’altezza”, ha dichiarato nei giorni scorsi senza tema di smentite.
Neanche 24 ore è stata sbattuta un’altra porta, quella del direttore musicale del Teatro, Fabio Luisi, che ha rassegnato le dimissioni insieme a una lettera al sindaco dove si parla delle “incomprensibili scelte strategiche degli ultimi giorni mi hanno convinto che manca a Firenze la volontà di continuare il programma mentre c’è quella di imprimere una svolta di natura politica alla gestione del Maggio, una svolta che necessariamente si rifletterà (e dei cui prodromi mi sono accorto da tempo) sulla programmazione artistica”.
E così Luisi, che pure Nardella smentisce sostenendo che la sua scelta di lasciare era nota da tempo, precisa che “ciò che è accaduto in questi ultimi giorni non può essere derubricato in ordinaria amministrazione per cui, dopo un’attenta riflessione di qualche giorno, necessaria per evitare risposte emotive, sono giunto alla decisione di dimettermi, decisione presa considerando il bene della Fondazione come interesse primario“.
E così sono volati gli stracci con il sindaco che ha replicato di ritenere “gravissima” l’allusione “a possibili ingerenze politiche che influirebbero negativamente sulla qualità artistica del teatro”. Nardella precisa che “Chiarot mi ha informato di aver discusso con te aspetti artistici che non avrebbero più consentito la tua permanenza in qualità di direttore principale del teatro” e che “aveva deciso di dare al maestro Mehta uno spazio rilevante nella prossima programmazione artistica che, di fatto avrebbe reso difficile, se non impossibile, la compatibilità del tuo ruolo di direttore principale”.
Resta il fatto che il sindaco di Firenze con la delega a Nastasi ha stupito il mondo della lirica per la sostanza e per la forma con un blitz decisamente inedito. Ma l’amicizia che lega i due è altrettanto decisamente solida: Nastasi ha introdotto Nardella negli ambienti romani. E il sindaco di Firenze ha ricambiato portandolo alla corte del giglio magico. Nastasi è del resto ben inserito nella politica romana fin dai tempi in cui al ministero dei Beni e delle attività culturali c’era Franceso Rutelli. Da allora, correva l’anno 2006, ne ha fatta di strada. Ex capo di gabinetto del ministero dei Beni culturali per i ministri Sandro Bondi e Giancarlo Galan, direttore generale per gli spettacoli dal vivo e vice capo dell’ufficio legislativo con il ministro Giuliano Urbani. Per non parlare del fatto che oltre all’esperienza al Mibac è stato vice segretario generale a Palazzo Chigi con il governo Renzi, commissario per il Teatro San Carlo di Napoli e per l’area di Bagnoli.
All’ombra del Vesuvio non ha però lasciato un buon ricordo. I lavori da 70 milioni di euro per la ristrutturazione del regio teatro hanno distrutto per sempre l’acustica della struttura fra le critiche dei più. Ma non quelle del maestro Riccardo Muti che avallò l’opera di ristrutturazione voluta dal potente commissario nel 2007. Del resto a Nastasi non mancavano le entrature a Roma nelle stanze dove si decideva la sorte del budget ministeriale per la maggior parte delle manifestazioni culturali del Paese. Fra queste anche il Ravenna Festival curato da Cristina, moglie del maestro partenopeo. Durante il periodo napoletano fece poi molto parlare anche la sua decisione di nominare sovrintendente del San Carlo Rosanna Purchia, catapultata a Napoli dal Piccolo di Milano. Una fedelissima, il cui nome potrebbe rieccheggiare anche a Firenze assieme a quello di Emmanuela Spedaliere, attualmente alle relazioni istituzionali del San Carlo. Se così fosse, sarebbe forse anche più comprensibile l’uscita di scena diChiarot.
C’è da dire che Nastasi, classe 1973, è un uomo per tutte le stagioni. Laureato in legge a Bari, si è poi specializzato in tecniche legislative. Non in musica. Ma c’è chi gli attribuisce grandi doti di catalizzatore di capitali. Sostanzialmente pubblici e provenienti dallo stesso ministero dove è ben conosciuto. Tra i suoi maggiori estimatori, ad esempio, c’è Ninni Cutaia, direttore generale dello Spettacolo dal vivo del Mibact. A Napoli però Nastasi non è mai riuscito a recuperare il rapporto con il sindaco Luigi De Magistris né su Bagnoli né sul San Carlo. Tanto sulla cultura, alla fine, vince sempre Roma. Quella del Pd, ma anche quella a 5Stelle visto che il nuovo numero uno del Maggio fiorentino è una vecchia conoscenza anche del sottosegretario alla presidenza del consiglio, Vincenzo Spatafora, braccio destro del vicepremier Luigi Di Maio.