L'Associazione nazionale costruttori edili: "Il settore è in crisi da dieci anni, sono scomparse circa 130mila imprese. E nessuno si è accorto di questa ecatombe che ha riguardato soprattutto le piccole e medie. Ora che riguarda le grandi si muove lo Stato". Con un intervento che si annuncia consistente: la Cassa dovrebbe metterci 250 milioni. Sullo sfondo restano i dubbi antitrust
Braccio di ferro su Progetto Italia fra il tandem Cassa Depositi e Prestiti-banche e Salini-Impregilo. Con l’Associazione nazionale costruttori italiani che chiede al governo di affrontare la crisi del settore nel suo insieme e non singolarmente. Così mentre il gruppo di Pietro Salini ha presentato una prima proposta per rilevare Astaldi in concordato preventivo, le negoziazioni continuano serrate nel pieno delle polemiche. Il gruppo controllato dal Tesoro e gli istituti di credito (Cdp, Intesa, Unicredit, Bpm, Bnp e Mps) hanno confermato “la disponibilità a proseguire le negoziazioni”, ma hanno anche chiesto a Salini-Impregilo un supplemento informativo che verrà discusso nel prossimo cda della Cassa in data ancora da definirsi. E senza peraltro che si sia mai parlato della richiesta di risarcimento da 700 milioni avanzata ai danni dello Stato dal consorzio Eurolink, capitanato da Salini-Impregilo, per il dietrofront sul Ponte sullo Stretto.
Dal canto suo, Salini-Impregilo vorrebbe chiudere la partita entro fine luglio, ma l’impressione è che la strada per trovare un accordo con i futuri soci sia ancora lunga. Le discussioni in corso riguardano infatti non solo il futuro peso dei soci, ma anche il governo societario, l’ipotesi di introdurre due tipologie di azioni. Opzione gradita a Salini che manterrebbe così il controllo azionario della nuova realtà industriale che nascerà dopo le nozze con Astaldi. In linea di massima, anche Cdp e le banche vogliono chiudere la partita in tempi ragionevoli, ma non a tutti i costi. L’operazione è del resto complessa e ha messo in allerta l’Associazione nazionale costruttori che teme l’intervento della mano pubblica finisca solo col distorcere la concorrenza. “Il settore è in crisi da dieci anni nel corso dei quali hanno perso il lavoro oltre 600mila addetti e sono scomparse circa 130mila imprese – spiega il presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili (Ance), Gabriele Buia – Nessuno si è accorto di questa ecatombe che ha riguardato soprattutto le piccole e medie imprese. Ora che la questione riguarda anche le società più grandi, allora arriva un intervento pubblico che è distorsivo della concorrenza. Il piano – di salvataggio di Astaldi da parte di Salini-Impregilo – sta in piedi perché c’è l’intervento pubblico. Mi chiedo allora se forse anche un’altra quotata avrebbe potuto evitare il peggio grazie alla mano dello Stato”.
Sulla base di queste osservazioni, in più occasioni, l’Ance ha chiesto al ministero dello Sviluppo di aprire un tavolo che affronti complessivamente la crisi. “Non abbiamo nulla contro questa operazione, ma lo Stato deve affrontare la crisi diversamente, nel suo insieme – prosegue –. Il decreto crescita ha dato il via al fondo Salvaopere che riteniamo sia un’iniziativa valida, ma sin d’ora è evidente che le risorse non sono sufficienti”.
Su Progetto Italia se tutto filerà per il verso giusto, lo Stato interverrà invece con un esborso consistente. Il piano prevede infatti che Salini-Impregilo proceda ad una ricapitalizzazione da 600 milioni. Salini Costruttori metterà 50 milioni, mentre Cdp dovrebbe partecipare con 250 milioni. Il resto toccherà al mercato e alle banche creditrici con la conversione in azioni di parte dei finanziamenti concessi a Salini-Impregilo. A catena poi, Salini-Impregilo ricapitalizzerà per 225 milioni Astaldi che dovrebbe ricevere anche nuove linee di credito. Alla fine dell’intera operazione, il neonato gruppo di costruzioni sarà leader indiscusso del mercato italiano con un fatturato che supera i nove miliardi. E sarà pronto ad inglobare altre realtà in difficoltà. Intanto, in attesa di chiudere il cerchio su Astaldi, Salini ha fatto già un passo in avanti presentando una manifestazione d’interesse per Condotte, in concordato preventivo, con l’obiettivo di ampliare rapidamente il perimentro del futuro campione nazionale delle costruzioni. Sullo sfondo restano però i dubbi antitrust: dalle nozze fra Salini-Impegilo e Astaldi nascerà un gruppo che avrà i due terzi del mercato italiano dei lavori di importi inferiori a cento milioni e un quarto di quelli sopra la soglia europea dei cinque milioni.