L’edificio di via Napoleone III era già inserito nella lista degli 88 palazzi occupati da liberare, stilata dalla Prefettura di Roma in base a un ranking ottenuto dalla somma dei criteri dettati dal ministero dell’Interno. L'eventuale accelerazione dettata dal procedimento giudiziario che si aprirà con la denuncia potrebbe far scalare qualche posizione
“Finalmente l’Agenzia del Demanio ha avviato iter per lo sgombero di Casapound“. L’annuncio arriva direttamente dalla sindaca di Roma, Virginia Raggi, commentando la denuncia presentata dall’Agenzia, con oltre 10 anni di ritardo, necessaria per avviare le procedure legali che potrebbero portare allo sgombero della sede del movimento di estrema destra. Da quanto si apprende l’amministrazione avrebbe presentato in data 21 marzo 2019 una denuncia alla Procura mentre di recente sarebbero stati prodotti gli atti propedeutici allo sgombero: il recupero degli importi dovuti (la Corte dei Conti aveva quantificato in 4,6 milioni il ‘danno’ a carico dei funzionari che non avevano fatto sgombrare) e il documento che attesta l’occupazione arbitraria dell’immobile. La notizia è stata anticipata da Repubblica.
L’edificio di via Napoleone III era già inserito nella lista degli 88 palazzi occupati da liberare, stilata dalla Prefettura di Roma in base a un ranking ottenuto dalla somma dei criteri dettati dal ministero dell’Interno. Questi sono in primis le criticità strutturali e – da qualche mese – la presenza di decreti di sequestro preventivo o di rilascio intimato dall’autorità giudiziaria. E’ per questo che serviva una denuncia formale da parte del proprietario dell’immobile – dunque il Demanio – affinché si potesse dare una qualche priorità allo sgombero.
Il palazzo che ospita Casapound e in cui abitano alcune famiglie vicine al movimento della tartaruga frecciata fin qui si trova molto indietro nella “classifica” della prefettura, oltre prima della posizione 50. Considerando che a Roma gli sgomberi procedono al ritmo di un’operazione ogni tre mesi (quattro o cinque all’anno) e che altre occupazioni potrebbero aggiungersi alla lista, si calcola che il turno del palazzo di via Napoleone III non sarebbe arrivato prima del 2030. L’eventuale accelerazione dettata dal procedimento giudiziario che si aprirà con la denuncia potrebbe permettere di far scalare qualche posizione, difficilmente di entrare nella lista delle top 23 stilate da Palazzo Valentini.