“Il Vannucci” o solo “Francesco” a Suvereto lo conoscono tutti. Ma nessuno riesce a spiegare con esattezza cosa facesse, con chi lavorasse e quali tele fosse riuscito a tessere per arrivare in soli dieci anni da una minuscola filiale di Mps nel livornese (Venturina) al Metropol di Mosca trattando, insieme a Gianluca Savoini e Gianluca Meranda, un presunto finanziamento da 65 milioni tra gli uomini di Putin e la Lega.

“Lo conosco di vista, veniva spesso in paese ed era un mio cliente – dice l’edicolante di Suvereto – però da tempo non lo vedevo più e non so che tipo di compagnie abbia”. Ed è proprio questo l’elemento curioso, che si ripete come un mantra tra le vie del piccolo borgo della val di Cornia: tutti in paese parlano di Francesco Vannucci come di un uomo “iperattivo”, “iperdinamico”, “istrionico” ma nessuno sa per quali aziende lavorasse o se avesse conoscesse nel mondo russo: “consulente bancario” spiega lapidario a ilfattoquotidiano.it l’ex presidente della Provincia di Livorno, Giorgio Kutufà, che lo conosceva bene fino alla rottura politica nel 2006 quando Vannucci uscì dalla Margherita per non aver ottenuto l’assessorato al Bilancio proprio in Provincia. “Advisor finanziario” ripete in coro l’ex sindaco di Suvereto, Gianfranco Pioli. Ma tant’è, tra una consulenza e l’altra, l’unica cosa certa – e che rimbomba come un tuono per le strade del paese – è che martedì quattro uomini della Guardia di Finanza di Milano sono piombati nella sua villetta di Viale della Libertà, lo hanno perquisito per quattro ore e alla fine mercoledì è stato iscritto nel registro degli indagati a Milano con un’accusa molto pesante: corruzione internazionale.

Barricato in casa – Era stato proprio Vannucci a rivelare all’Ansa di essere lui il presunto “terzo uomo” che la notte del 18 ottobre 2018 si trovava al Metropol di Mosca come “consulente bancario che da anni lavora con l’avvocato Giuseppe Meranda” (anche lui indagato a Milano per corruzione internazionale). E l’aggancio tra i due sarebbe arrivato grazie a Glauco Verdoia, socio dell’azienda vinicola Gualdo Del Re di proprietà di Vannucci e manager con Meranda della banca di investimenti londinese (con sedi anche a Roma e Francoforte) Euro-Ib.

Ed è proprio su suoi rapporti con Meranda e sulle sue attività come consulente finanziario che gli uomini delle Fiamme Gialle sono arrivati a Suvereto nel pomeriggio di martedì: l’abitazione di Vannucci è stata perquisita per più di quattro ore e alla fine è stato portato via il suo computer. “Nonno Francesco”, come viene definito nell’audio pubblicato da Buzzfeed, non vive più a Suvereto da diversi anni ma in questi giorni è tornato nel suo paese per assistere la madre anziana e da lì non si muove: non un giro in paese, né due chiacchiere con i vecchi amici. Resta barricato nella sua villetta proprio di fronte alla caserma dei carabinieri e al cronista che suona al campanello per qualche domanda, risponde lapidario: “Lasciatemi sereno, adesso non posso parlare”.

A Suvereto nessuno parla – Eppure, nonostante a Suvereto si conoscano tutti, in pochi hanno dei ricordi nitidi su Vannucci: “ce lo ricordiamo di faccia – raccontano al bar La Barona, in pieno centro storico – ma che potesse avere rapporti con grandi banche o russi, è davvero strano”. Qualcuno si ricorda di più sulla sua carriera politica: vice coordinatore della Margherita livornese nel 2006, prima di uscire sbattendo la porta per i dissidi con il presidente della Provincia Kutufà. Poi Vannucci rientra nel 2010 a far parte del Pd di Suvereto ma a quel punto il suo interesse per la politica attiva era già scemato del tutto: “Veniva alle riunioni, diceva la sua ma non aveva un ruolo di responsabilità tant’è che se ne andò dopo poco” spiegano dal Pd locale.

Sì, dopo aver provato a perorare la causa – per conto della SuvEnergy – di una centrale a biomasse proprio vicino a Suvereto. Sia il Comune che la Provincia di Livorno però lo bloccarono: “Non ebbi mai pressioni politiche – conclude al fatto.it il sindaco di allora Pioli – ma è vero che Vannucci spingeva con forza per fare quel progetto: più andava avanti e più l’impatto ambientale della centrale cresceva. Così decidemmo di non farne di niente. Ad ogni modo già all’epoca Vannucci si occupava di energia ma da qui a dire che trattasse di partite di petrolio con i russi, ce ne passa”. E’ proprio quello che si stanno chiedendo gli investigatori.

Twitter: @salvini_giacomo

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