Condividere sui social tutto quello che si fa può avere effetti collaterali. Tralasciando le sempre più diffuse e numerose malattie da rete, prima di tutto si rinuncia alla propria privacy. Una delle tante prove lampanti di questo è l’esito di uno studio condotto dai ricercatori della Boston University School of Medicine. Usando l’apprendimento automatico e l’Intelligenza Artificiale, hanno scartabellato nei tweet a tema sportivo pubblicati negli USA. I dati raccolti sono stati sufficienti per fare una mappa delle preferenze di esercizio fisico e dell’intensità degli allenamenti, a seconda del sesso e dell’area di residenza.

Si è scoperto, ad esempio, che le donne residenti nella parte occidentale degli Stati Uniti si allenano più intensamente delle altre, mentre il primato degli uomini nello stesso settore va al Midwest. Al sud degli USA c’è il maggior divario di genere nell’intensità degli esercizi. Camminare è l’attività più popolare nel paese, seguita da danza, corsa, nuoto, yoga, golf, eccetera.

Le 10 attività menzionate più frequentemente e la percentuale di tweet in base al sesso e alla regione.

 

Le informazioni sono state raccolte incrociando le parole chiave (appunto nuoto, corsa, camminata, eccetera), il linguaggio di 1.382.284 tweet (55,7% uomini e 44,3% donne) e i relativi dati di localizzazione. La dottoressa Elaine Nsoesie commenta i dati raccolti spiegando che “nella maggior parte dei casi le comunità a basso reddito tendono a non avere accesso a risorse che incoraggino uno stile di vita sano. Comprendendo le differenze nel modo in cui le persone si esercitano in diverse comunità, possiamo progettare interventi mirati ai bisogni specifici di quelle comunità“.

Chiude il cerchio la dottoressa Nina Cesare, secondo la quale “i social media e i dati digitali potrebbero aiutare a creare interventi e politiche mirate per correggere le abitudini delle comunità, oltre che per sapere che cosa ne pensano delle diverse attività fisiche”.

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