Per il presidente egiziano il fallimento totale della squadra allenata dal ct messicano Aguirre è stato un bene, tutto sommato. Andando avanti nel torneo l’attenzione e le aspettative degli egiziani sarebbero cresciute, con conseguenze anche sull'ordine pubblico: non sono mancati, ad esempio, alcuni cori velatamente anti-regime
L’avanzamento della nazionale dei ‘Faraoni’ fino alle semifinali e, addirittura, alla finale della Coppa d’Africa 2019 di venerdì 19 luglio allo stadio nazionale del Cairo avrebbe avuto una doppia valenza: l’euforia popolare da una parte, la preoccupazione per il regime dall’altra. Per il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, forse, il fallimento totale della squadra allenata dal Ct messicano Aguirre è stato un bene, tutto sommato. Troppo entusiasmo avrebbe potuto arrecare danni seri alla tenuta sociale del Paese. Un assaggio di ‘cosa poteva essere e invece non sarà’ c’è stato il 6 luglio scorso, quando l’incubo calcistico si è materializzato all’interno dello stadio di Nasr City, alla periferia orientale del Cairo.
Il gol di Lorch all’85esimo ha spedito il Sud Africa ai quarti (poi eliminata dalla Nigeria) e spinto un intero Paese nel baratro, tra delusione e depressione post-eliminazione. Andando avanti nel torneo, l’attenzione e le aspettative degli egiziani sarebbero cresciute, con tutta una serie di conseguenze. Già in occasione dei match della prima fase, agevolmente superata dall’Egitto, ma soprattutto nell’ottavo di finale, le forze di sicurezza, presenti in massa allo stadio, hanno dovuto svolgere parecchio lavoro. Tanti tifosi dei Leoni d’Africa, in particolare i giovani potenzialmente più pericolosi, sono stati prelevati durante l’incontro e portati fuori dallo stadio. In effetti non sono mancati alcuni cori velatamente anti-regime. In particolare al 22esimo minuto dei due tempi, quando dagli spalti si è alzato, forte, il coro a favore di Mohamed Aboutreika, il Mago, il calciatore egiziano più famoso della storia, prima dell’arrivo sulla scena di Mohamed ‘Momo’ Salah.
Aboutreika, oltre ad essere stato un apprezzato centravanti, 104 presenze e 40 reti in nazionale, dopo il suo ritiro, avvenuto proprio nel 2013, anno del golpe di al-Sisi nei confronti dell’ex presidente Mohamed Morsi (morto in tribunale al Cairo il 17 giugno scorso), non ha mancato di criticare il governo del Cairo. Commenti al vetriolo nel suo nuovo ruolo di giornalista/opinionista per una tv via cavo del Qatar, Paese dove si è trasferito in pianta stabile. Il governo del Cairo, all’inizio del 2017, lo ha inserito nella ‘lista dei terroristi’, accusato di aver partecipato al finanziamento dei Fratelli Musulmani proprio dopo il colpo di Stato del 2013. Cori, ripetuti per l’intero minuto di gara, nel primo e secondo tempo, sufficienti a far scattare misure repressive. La presenza sugli spalti, mescolati in mezzo ai tifosi egiziani, di decine di agenti dei servizi, ha innescato fermi, denunce e qualcosa di simile ai nostri ‘Daspo’. Eppure misure preventive in questo senso erano iniziate già prima del calcio d’inizio della Coppa d’Africa, edizione 2019, il 21 giugno scorso.
Prima di acquistare un tagliando per le partite dell’Egitto, i fans hanno dovuto superare una sorta di questionario online. Una preselezione in cui bisognava rilasciare i propri dati anagrafici, stratagemma per scremare una prima frangia di tifosi indesiderati, magari i più facinorosi legati alle curve delle due principali squadre del Cairo e dell’Egitto, Zamalek e al-Ahly. Ultras che hanno avuto un ruolo di rilievo durante la Rivoluzione di piazza Tahrir nel gennaio 2011, senza dimenticare le tragedie negli stadi egiziani degli anni scorsi. Operazione riuscita, col risultato di non aver mai riempito gli stadi, compreso quello di Nasr City per le partite della nazionale di casa: “Il dipartimento di Stato e l’intelligence controllano ogni singolo biglietto venduto e sono loro a decidere quante persone entreranno allo stadio, sia che si tratti di partite con o senza l’Egitto in campo – spiega Karim, uno dei giovani tifosi ‘tagliati’ dalla preselezione online – Nel questionario bisognava mettere nome, cognome, indirizzo, professione e altri dati, sufficienti per le indagini. Già al primo tentativo, alla vigilia della partita inaugurale dell’Egitto, mi hanno bloccato, poi ho provato a fare la stessa cosa per un incontro della fase successiva, senza l’Egitto, ma niente da fare”.
Al resto dell’opera di svuotamento degli stadi ci ha pensato la scelta delle autorità politiche e calcistiche del Cairo di mettere a disposizione centinaia di biglietti gratuiti per dirigenti, addetti, funzionari e impiegati di banche, ministeri, compagnie, aziende, locali e non. Altra pessima idea. Doni che, in buona parte, non sono serviti a nulla, visti gli spalti quasi sempre vuoti, se non a costringere la federazione ad alzare il costo dei tagliandi per la gente comune. Da un minimo di 150, la curva di livello più basso, a 5000 sterline egiziane (rispettivamente 8 e 270 euro) per la tribuna d’onore. Ecco spiegato il flop totale sotto il profilo finanziario della Coppa, dove l’Egitto oltre ad aver perso sul campo, ha visto sacrificare le casse dello Stato. Le spese sostenute per organizzare l’edizione più travagliata degli ultimi decenni (a novembre 2018, due mesi prima dell’inaugurazione, il Camerun, Paese ospitante, ha annunciato il ritiro dall’organizzazione; a quel punto l’onere è passato sulle spalle dell’Egitto) non sono state assolutamente ammortizzate dai ricavi dei botteghini. Anche l’interesse generale per la competizione è andato scemando. Stadi semivuoti, atmosfera inesistente nelle città principali, spazio esiguo, al di là di qualche servizio a fine telegiornali o nelle pagine dello sport, sui media egiziani.
La scelta, obbligata dal forfait del Camerun, di organizzare la rassegna in piena estate, e non a gennaio come sempre, ha abbassato ulteriormente il livello tecnico degli incontri. Alcune partite, in effetti, si sono giocate ad orari improbabili, alle 18 e, addirittura, alle 16. A luglio al Cairo le temperature si avvicinano ai 45° nelle ore più calde ed è normale che lo spettacolo in campo, non possa essere stato di prim’ordine. Incontri deludenti, a tratti inguardabili, a parte alcune eccezioni. La compattezza dell’Algeria, la freschezza della sorpresa Madagascar o l’esperienza del Senegal. Proprio Algeria e Senegal si giocheranno il titolo venerdì sera. Il Paese intero sta aspettando solo che i riflettori si spengano sulla Coppa d’Africa 2019, magari senza un’ultima, sebbene meno cocente, beffa. La totalità degli egiziani, infatti, almeno quelli a cui è rimasto un briciolo di interesse nella Coppa, sperano che a sollevare il trofeo sia la vicina Algeria: “È una squadra araba, abbiamo molte affinità con loro, sono amici. Una volta fuori Marocco e Tunisia le nostre speranze le abbiamo affidate al team algerino, speriamo bene”. A proposito di Algeria-Senegal, di biglietti e di spalti semivuoti, per la partita di domani sera ai tifosi di Algeria e Senegal basterà il passaporto per entrare allo stadio, ingresso gratis. Spalti aperti nella speranza di colmare gli spazi vuoti e regalare un bel colpo d’occhio al mondo del calcio internazionale.