Qualche giorno fa, un turista canadese è morto al Policlinico di Messina. Questo tragico lutto ha rappresentato un inizio: l’inizio della speranza per i destinatari dei suoi organi. “Sento il dovere di restituire qualcosa ad altri, visto che mia moglie è una trapiantata”, è stato il commento del fratello del deceduto riguardo al consenso alla donazione degli organi.
Per fortuna, il numero di persone che dimostrano tanta generosità sta aumentando in Italia. Le liste d’attesa per i trapianti si sono ridotte (i pazienti in attesa di trapianti registrati al 31 dicembre 2018 erano 8.713, contro gli 8.743 dell’anno precedente) e la Rete nazionale trapianti non ha mai raccolto tante dichiarazioni di volontà alla donazione di organi come nel 2018. Sono aumentate del 76,15% in un anno, toccando quasi 4 milioni e mezzo. Tra coloro che hanno comunicato la loro volontà, l’81,2% ha espresso il proprio consenso alla donazione, mentre il restante 18,9% ha notificato un’opposizione.
Le politiche e la disponibilità dei Comuni si rivelano fondamentali, visto che l’aumento è dovuto in gran parte allo snellimento delle procedure per la registrazione della propria volontà: è infatti raddoppiato il numero dei Comuni nei quali è possibile dichiarare il consenso a donare organi in occasione del rilascio o del rinnovo della propria carta d’identità, e il totale di queste città continua ad aumentare. Qui tutte le modalità per dichiarare la propria volontà alla donazione.
Ma se vi trovate tra le migliaia di persone ancora in attesa di un trapianto – per voi o per un vostro familiare – il numero di persone che ha prestato il consenso all’eventuale donazione dei propri organi sembrerà ancora decisamente insufficiente. Un modo per migliorare questo stato di cose, però, c’è.
Michele ha 34 anni, è un organizzatore di eventi e si trova all’Ospedale Monaldi di Napoli in attesa di un trapianto di cuore. Sono due mesi che aspetta. E chissà quanto tempo ancora dovrà aspettare affrontando incertezze, dubbi e paure riguardo la sua salute e il suo futuro.
Insieme ad altri pazienti come lui, Michele ha recentemente lanciato una petizione su Change.org chiedendo al ministero della Salute di dare piena attuazione alla legge sulla donazione degli organi: “Dal 1999 in Italia la legge 91 ha stabilito che tutti i cittadini italiani sono donatori d’organi salvo espresso diniego. A norma di legge quindi, il silenzio vale come assenso”. Questa disposizione però, a distanza di vent’anni, non è mai stata attuata perché il ministero della Salute non ha mai emanato un decreto attuativo in materia.
L’emanazione del suddetto decreto attuativo da parte del ministero della Salute consentirebbe di cambiare – e di salvare – migliaia di vite. Sarebbe ora di ascoltare coloro per i quali ogni giorno di attesa equivale a un giorno di speranze infrante. Pazienti come Michele, infatti, “pazientano”, ma non possono aspettare per sempre. Un gesto importante per far sì che ciò avvenga è firmare e far circolare la sua petizione – per poi effettuare la propria dichiarazione di volontà alla donazione.
Tornando al generoso e importante gesto del turista canadese, chi ha beneficiato del suo aiuto non saprà mai chi ringraziare. Allo stesso modo, i familiari del turista non sapranno mai in quali persone vivono ancora i suoi organi: la legge n. 91 del 1° aprile 1999 sulla donazione degli organi prevede infatti l’anonimato. C’è chi la vorrebbe cambiare: il padre del giovane Riccardo, morto a 15 anni per arresto cardiaco mentre sciava nel 2017, ha lanciato un appello per il diritto a conoscere i destinatari degli organi. “Crediamo fortemente che questa sia una legge ingiusta, poiché vieta alle due parti, qualora entrambe lo desiderino, di incontrarsi e conoscersi, magari con un supporto psicologico come avviene in altri paesi”, afferma la petizione.
Per tanti di noi non è particolarmente piacevole pensare alla morte. Ma proprio per questo, forse è bello pensare di poter dare ai nostri organi la possibilità di continuare a funzionare per molti altri anni – dando nuova vita a chi ne ha bisogno.