Parigi non è solo la città degli artisti e dei romantici. Da qualche tempo è diventata anche la meta di delegazioni governative del Giappone, della Corea del Sud, persino della Cina. Sono inviati per carpire il segreto della fecondità dei francesi, quasi due figli per donna, fantascienza per loro che provengono da Paesi dove da anni le culle sono vuote (ebbene sì, anche la Cina col suo miliardo e mezzo di abitanti ha seri problemi di natalità), la gente invecchia e il rischio di diventare un giorno degli enormi ospizi per ottuagenari, senza più nessuno che possa pagare le pensioni e le medicine per l’ipertensione, comincia ad assumere i risvolti di una assai ragionevole profezia. (Vi ricorda qualcosa? Sappiate che, al secondo posto dopo il Giappone, noi italiani siamo il Paese più vecchio del pianeta e con il numero di figli per donna più basso d’Europa, e rischiamo di vedere scomparire da qui a cinquant’anni 4 milioni di abitanti, cioè la popolazione dell’Emilia-Romagna).
Se la Francia, che negli anni Settanta aveva subìto un tonfo delle nascite come in tutto il resto del mondo occidentale (all’epoca eravamo messi meglio noi), è riuscita a trasformarsi nella nazione con il tasso di natalità più alto di tutta l’Europa, la cura deve per forza esistere. Visto che nessuno dall’Eliseo impone per decreto alle coppie francesi di fare figli.
«Quando mi domandano la ricetta del nostro miracolo» dice Frédérique Leprince, responsabile dei rapporti internazionali della Cnaf, Caisse Nationale des Allocations familiales (l’organismo nazionale pubblico che eroga gli aiuti alle famiglie, dagli assegni per i figli alla scelta dell’asilo), «io rispondo sempre: semplice, mettete le donne che lo desiderano nelle condizioni di lavorare e di avere figli nello stesso tempo».
È una balla colossale la storiella secondo la quale le donne italiane non farebbero figli perché lavorano. La percentuale delle lavoratrici italiane, tra i 15 e i 64 anni (e badate che è il dato più ottimistico in circolazione), è pari al 55%, contro il 68% delle francesi e il 70% delle donne del Nord Europa. La differenza la fanno: assistantes maternelles, gentili signore super titolate che fanno parte del servizio pubblico e accolgono nella loro casa vostro figlio piccolo insieme a altri due o tre, se preferite una soluzione più intima; asili gestiti da genitori sotto la direzione di professionisti; tate collettive; nidi aperti dalle 7,30 del mattino alle 18,30 della sera (undici ore), dove potete portare il vostro bambino all’ora che volete e andarvelo a riprendere quando vi è più comodo.
E non è finita qua. Poiché i francesi hanno capito fin dai tempi di De Gaulle che chi fa figli rende un servizio al Paese e hanno ideato un sistema fiscale tale per cui le tasse da settant’anni non si pagano, come da noi, su base individuale, bensì sulla base del carico familiare. Noi per i figli abbiamo piccole detrazioni fiscali, pressoché impercettibili nell’economia familiare (che peraltro spariscono sopra certi redditi), i francesi si sono inventati il Quoziente familiare.
Un sistema fiscale complesso ma che in sintesi può essere tradotto nell’adagio “più figli fai, meno tasse paghi”. In pratica l’imponibile totale si calcola dividendo il reddito complessivo della famiglia per il numero dei componenti: papà e mamma valgono una parte ciascuno, un figlio 0,50, il terzo figlio vale 1, come un adulto, tanto per farvi venire voglia di andare avanti (in Francia si dice che il terzo figlio te lo regala lo Stato). Quindi, seguitemi: se siete una coppia e avete due figli, le tasse le pagate a partire da una divisione del totale per tre (1+1+0,50+0,50), se avete tre figli il totale diviso per 4 (1+1+0.50+0,50+1) e così via.
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Il tema di cui tratta l’articolo è parte di una puntata che Presadiretta, il programma di Rai3 di Riccardo Iacona, dedicherà nella prossima stagione al crollo demografico in Italia. Un lungo reportage che mostrerà le conseguenze sociali e economiche di un Paese a saldo demografico negativo.“L’inverno demografico italiano”, lunedì 2 settembre, ore 21.45 Rai3