Dopo i violenti fenomeni atmosferici che hanno colpito la riviera, in Veneto, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia sono state organizzate diverse mobilitazioni per chiedere l'abbandono dei combustibili fossili, il blocco delle grandi opere e la fine dello sfruttamento ambientale
Dopo che nelle ultime settimane le Regioni che si affacciano sul mare Adriatico sono state colpite da violenti fenomeni atmosferici, la costa adriatica si è mobilitata: in Veneto, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia sono state organizzate diverse mobilitazioni regionali all’interno della campagna “Per il clima, fuori dal fossile“. “Abbiamo bisogno di una rivoluzione che porti l’attuale modello energetico fuori dai combustibili fossili – dicono gli organizzatori -, che blocchi le grandi opere inutili impedendo l’ulteriore consumo del suolo e la devastazione ambientale. Un cambiamento radicale che possa trasformare profondamente le forme del lavoro e della produzione verso il superamento di un sistema economico irrazionalmente incentrato sullo sfruttamento degli esseri umani e dell’ambiente”.
Le varie realtà che hanno aderito alla campagna – tra cui Trivelle zero, No Gasdotto Snam, Siamo Ancona in tempo Veneto, No Tap, Stop velENI, Falconara Fuori dal Fossile, No Hub del Gas – chiedono lo stop di trivelle, gasdotti, raffinerie e petrolchimici, di tutti gli ecomostri “che devastano i territori, espropriano beni comuni, ambiente, paesaggio, qualità della vita e per esigere le sempre più urgenti bonifiche dei siti inquinati“.
Le mobilitazioni hanno avuto obiettivi diversi, inseriti però all’interno della stessa battaglia per la giustizia climatica: a Rimini per la transizione dalle fossili alle rinnovabili, a Falconara Marittima contro le trivelle, a Melendugno contro la Tap. E poi altri flash mob sono stati organizzati a Porto San Giorgio, a Giulianova, a Pescara e a Termoli. A Venezia, infine, mobilitazione è stato contro l’Eni: “Nell’attuale scenario nazionale – continuano gli organizzatori nel comunicato – Eni, che cerca di ripulire la propria immagine pubblica finanziando attività a sua detta green, è uno degli avversari dei movimenti per la giustizia climatica: Eni che è responsabile del disastro ambientale in Nigeria, della devastazione delle foreste in Malesia e Indonesia per la produzione di monocolture da cui estrarre biomasse, ora punta anche sulle trivelle per l’estrazione di gas”.