“Julian Assange sarà estradato negli Stati Uniti“. Ad assicurarlo è il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, che ha parlato al giornale ecuadoriano El Universo. Il fondatore di Wikileaks, accusato di spionaggio dagli Stati Uniti e arrestato dalle autorità britanniche l’11 aprile scorso, dopo un lungo asilo presso l’ambasciata dell’Ecuador a Londra, secondo il governo Usa sarà dunque processato da un tribunale d’Oltreoceano. “Non posso fare dichiarazioni più ampie – ha riferito Pompeo – ma il mio governo pensa che sia importante che quest’uomo, che ha posto un rischio per il mondo e ha messo in pericolo dei soldati americani, venga sanzionato dalla giustizia“. L’intervista è arrivata in occasione dell’incontro fra Pompeo e il presidente dello stato sudamericano, Lenin Moreno.
La decisione finale del Regno Unito si basa tutta sul rischio, anche solo ipotetico, che Assange possa essere condannato a morte. E su questo punto si stanno alternando i pareri dei più autorevoli giuristi statunitensi. Secondo il sito specialistico Death Penalty Information Center, la giustizia federale americana autorizza la pena marziale anche per il reato di spionaggio. Su Assange negli Usa pesano 18 capi d’accusa e il totale delle pene legate a tutte queste accuse è di circa 175 anni di carcere. La maggior parte delle accuse è relativa all’ottenimento e alla diffusione di informazioni classificate da parte di Wikileaks, che nel 2010 pubblicò centinaia di migliaia di documenti militari e diplomatici. D’altra parte, secondo l’agenzia di stampa russa Sputnik, in nessun caso l’attivista australiano potrà essere condannato a morte negli Usa e, allo stesso tempo, non potranno essergli contestate altre accuse che non siano quelle che hanno determinato la sua estradizione. D’altronde, anche il governo dell’Ecuador ha assicurato che, nel momento in cui ha ritirato l’asilo all’australiano, ha ricevuto garanzie scritte da Londra secondo cui Assange non verrà estradato in un Paese in cui potrebbe subire torture o essere condannato a morte.