Napoli, 26 mar. (Adnkronos Salute) - "La collaborazione nasce da una felice intuizione del professore Pinto, che, in un momento drammatico come la pandemia da Covid, mi venne a trovare per propormi questa sinergia tra il mondo dell’arte e un’eccellenza sanitaria come il Pascale". L’intervento di decorazione del reparto di onco-ematologia "è stato un progetto complesso, in cui siamo entrati con delicatezza, guadagnando gradualmente la fiducia di operatori, pazienti e familiari. Un lavoro comune e condiviso che, dal punto di vista formativo e didattico, rappresenta un grande risultato. A questo si è affiancata una pregevole dimensione progettuale, caratterizzata da un avanzato processo di ideazione e da un attento studio sui materiali, elemento distintivo della qualità del risultato ottenuto". Lo ha detto Giuseppe Gaeta, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Napoli all’inaugurazione di 'A cura dell’Arte', un progetto nato dalla collaborazione tra l’Accademia partenopea e l’Istituto nazionale tumori Irccs Fondazione Pascale, con il sostegno della Regione Campania e il supporto dell’associazione Beatleukemia.org.
L’Accademia ha messo in campo talento e creatività, coinvolgendo docenti e studenti della Scuola di Decorazione in un lavoro che va oltre il semplice abbellimento degli spazi. Il progetto ha ridisegnato circa 600 metri quadrati attraverso la tecnica del wrapping, con materiali sicuri e compatibili con le esigenze sanitarie, restituendo colore e armonia ai luoghi di cura. Ma il valore di questa iniziativa sta soprattutto nel dialogo con i pazienti, che hanno avuto un ruolo centrale nella scelta delle decorazioni. Insieme agli artisti e alle psicologhe del reparto, hanno espresso il desiderio di soffitti colorati e immagini astratte, capaci di stimolare la fantasia e regalare momenti di serenità.
"L’emotività - spiega Adriana De Manes, docente di Decorazione all’Accademia di Belle Arti di Napoli - è stato il terreno d’incontro per iniziare il progetto, su cui abbiamo lavorato intensamente anche durante il periodo del Covid. L’obiettivo era trasformare questa forte carica emotiva in qualcosa di realmente funzionale al benessere dei pazienti". L’Accademia ha dimostrato che l’arte può trasformare non solo gli spazi, ma anche l’esperienza della malattia, portando bellezza, speranza e un senso di comunità all’interno dell’ospedale. Un’opera che non è solo estetica, ma un vero e proprio gesto di vicinanza e attenzione verso chi sta affrontando un momento difficile.
"È stato un progetto condiviso e partecipato - aggiunge Lorenza Di Fiore, docente di Teoria della percezione e psicologia della forma presso la Scuola di Decorazione dell’Accademia - L’empatia con le persone che abitano questi luoghi, seppur temporaneamente, è stata fondamentale. Abbiamo cercato di creare delle finestre emotive, degli spazi che offrissero la possibilità di evasione dove fisicamente non è possibile. Volevamo dare ai pazienti la possibilità di uscire con la mente e con le emozioni. Questo concetto è stato la chiave delle mappe concettuali elaborate dai nostri studenti".
Si tratta di "un progetto unico - conclude Alessandro Cevenini della Fondazione Beat Leukemia.org - La Fondazione nasce dall’esperienza di Alessandro, un giovane paziente colpito dalla leucemia. Oggi Alessandro non c’è più, ma il suo sogno continua attraverso la Fondazione, che finanzia progetti dedicati al benessere di chi ancora combatte la malattia, garantendo loro spazi più confortevoli".