di Margherita Cavallaro
Cari lettori, oggi per la prima volta scriverò un blog su commissione: una mamma (eterosessuale con famiglia tradizionale) mi ha contattata chiedendomi di scrivere qualcosa sui fatti di Bibbiano dopo che alcuni parenti hanno iniziato ad assillarla per firmare una petizione su Citizen Go, che riporta: “Chiediamo che sia messo sotto controllo quello che troppo spesso si dimostra un vero e proprio ‘strapotere’ dei servizi sociali, a volte anche contaminati da pericolose derive ideologiche, come dimostrato anche dall’affiliazione di alcuni dei principali indagati nei fatti emiliani alle istanze Lgbt”. La preoccupazione di questa donna, che chiameremo Giuditta (come il modello numero 4 de Il Piccolo Diavolo), era che presto i suoi parenti avrebbero iniziato a lanciare bombe di acqua santa e quindi mi ha chiesto di scrivere qualcosa che spiegasse come quell’argomentazione fosse deficiente. Ebbene, cara Giuditta, non posso certo dire di no ad una mamma.
So che sembrerà fantascienza, ma togliamoci prima di tutto la spina dal piede (o il sasso dal fianco). I gay (al contrario dei comunisti) non mangiano i bambini. La nostra dieta consiste principalmente di hummus, avocado, quiche, verdure biologiche e, occasionalmente, McDonald’s quando torniamo ubriachi da un club alle 5 del mattino e ci viene fame.
Passiamo ora al fatto. La prima cosa che mi è venuta in mente leggendo di Bibbiano è stato il caso dei Diavoli della Bassa, ma evidente la fervente religiosità ha cambiato obiettivo strategico, dai satanisti agli omosessuali. Ora vi chiedo: sarebbe forse diverso se tali individui fossero gay o eterosessuali? L’eterosessualità di questi criminali renderebbe il loro crimine meno grave? È forse per questo che essere affiliati a istanze Lgbt è un problema, ma non lo è essere una coppia etero con altri ragazzi in affidamento quando uno dei bambini subisce molestie in casa della famiglia affidataria? Adam Kadmon non crede sia una coincidenza.
Parliamo poi dell’immagine che spesso quelle stesse persone hanno degli individui Lgbt. Secondo loro siamo dei depravati che vivono nella promiscuità, incapaci quindi di crescere dei bambini. Se così fosse, perché correre tutti questi rischi per avere dei bambini in affidamento? Non sarebbe più logico goderci la nostra vita senza preoccupazioni e nanerottoli ciucciasoldi tra i piedi? Magari lo facciamo per chiuderli in cantina ad addestrare scarafaggi mentre noi godiamo degli assegni di mantenimento, o magari perché siamo disperati per avere un pargolo, non possiamo permetterci costose procedure o di trasferirci all’estero e quindi li rapiamo alle coppie etero.
Nel primo caso, perché riverseremmo così tante energie nella battaglia per il diritto di adottare quando potremmo avere una così favolosa scusa per continuare ad avere assegni? E nel secondo caso, perché allora impedirci di adottare, il che ci permetterebbe di avere un bambino senza rapirlo e senza prendere soldi dallo Stato? Magari perché non siamo adatti ad essere genitori, ripeterete voi. Allora perché c’è una deroga all’articolo 44 della legge 184 del 1983 che permette anche a chi non potrebbe normalmente adottare un bambino di farlo se questo è orfano, disabile e nessun altro lo vuole? Un bambino in quella situazione è massimamente vulnerabile. Non sarebbe quindi proprio in casi come quello che la legge dovrebbe essere più stringente? La legge in realtà lo è perché il criterio cardine che non viene mai a cadere è l’idoneità a crescere in maniera sana un minore. La legge, quindi, in casi difficili semplicemente lascia andare criteri meno importanti per permettere ai bambini di crescere comunque in una famiglia, anche se non “tradizionale”. La legge riconosce che il problema non è mai la propria affiliazione a istanze Lgbt, ma solo la propria affiliazione a istanze di testadicavolaggine.
I diavoli e gli orchi non hanno le corna e non hanno una targhetta, sono difficili da individuare perché si nascondono nelle nostre famiglie normali. Sarebbe bello se si potessero scovare dalle persone con cui vanno a letto o con una bomba d’acqua santa, ma la vita non è mai così semplice. Certo, è più facile prendersela con un diavolo, un immigrato o un omosessuale piuttosto che col proprio vicino di casa – a cui magari lasciamo le chiavi quando andiamo in vacanza – o con un serio professionista cattolico sposato: ma questo non vuol dire che i diavoli non siano comunque loro.
Vi fa paura ammettere che i diavoli sono proprio come voi e quindi è fin troppo facile cercare insignificanti dettagli per convincervi che no, sono diversi. Come sempre, però, tutto viene ridotto a cos’è più facile per voi e vi scordate dei bambini. Prendetevela pure con diavoli che non ci sono e con chi supporta i diritti Lgbt, che tanto ai figli degli altri ci pensa sempre qualcun altro, magari qualcuno che sembrava come voi.