“Gli do 30mila euro perché sia chiaro tra di noi, io ad Armando Siri, ve lo dico…”. Parlava così l’imprenditore Paolo Arata a suo figlio Francesco e a Manlio Nicastri nell’intercettazione alla base dell’accusa di corruzione formulata dalla procura di Roma nei confronti dell’ex sottosegretario alle Infrastrutture della Lega. Ora il figlio di Vito Nicastri, imprenditore dell’eolico considerato vicino a Matteo Messina Denaro, ha confermato ai magistrati di aver sentito quelle parole e suo padre ha parlato di “un regalo a Siri se l’emendamento (sull’eolico favorevole alle aziende di Arata di cui Nicastri sr era socio occulto, ndr) fosse passato”.

L’intercettazione della Dia di Trapani risale al 10 settembre 2018 ed è contenuta negli atti depositati dai pm di piazzale Clodio. Arata, ex deputato di Forza Italia ed ex consulente del Carroccio per l’energia, parla alla presenza di suo figlio Francesco e di Manlio Nicastri. I tre sono tutti agli arresti e da alcune settimane l’imprenditore e suo figlio hanno iniziato a collaborare con gli inquirenti. L’8 luglio i magistrati di Roma li hanno interrogati per alcune ore e i due hanno confermato la circostanza: la promessa di quei 30mila euro all’ex sottosegretario leghista c’è stata.

Quel giorno, riporta il Corriere della Sera, i pubblici ministeri hanno fatto ascoltare l’intercettazione al ragazzo e lui ha spiegato: “Confermo di aver ascoltato le parole di Arata sulla promessa di 30mila euro e di aver riferito a mio padre l’intenzione di dare soldi a Siri”. “Posso dire che Siri non fu pagato, ma Paolo Arata mi disse che gli aveva promesso 30mila euro da corrispondere una volta approvato l’emendamento richiesto”. Una promessa, ma tanto basta ai magistrati per contestare all’ex sottosegretario la corruzione.

Lo stesso giorno, riporta La Repubblica, il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi ascoltano a Palermo Vito Nicastri. E anche lui conferma: “All’epoca stavo in carcere, era mio figlio che parlava con Arata. E mio figlio mi ha detto che avrebbe fatto un regalo a Siri se l’emendamento fosse passato. Un regalo che ritengo quantificabile in 30mila euro”. Nel corso del confronto sono emersi nuovi elementi utili alle indagini e i pm di piazzale Clodio hanno chiesto e ottenuto dal gip di potere cristallizzare quanto affermato dai due indagati in un atto istruttorio irripetibile: i due verranno ascoltati dal Gip Emanuela Attura nell’incidente probatorio fissato per il 25 luglio.

Nei verbali il re dell’eolico ha raccontato anche dell’avvio nel 2015 della società con Arata: “Provò a fare pressioni sul ministero dello Sviluppo economico, quando c’era Calenda, conosceva una funzionaria, ma senza risultati”. In seguito Arata cominciò a “presentarsi come responsabile della Lega per le rinnovabili”.

Il filone romano dell’indagine ruota attorno ai rapporti tra Arata e Siri, dimessosi da sottosegretario ma ad oggi ancora presente scorsi presente al tavolo dell’incontro organizzato da Salvini con le parti sociali, in qualità di esperto economico del Carroccio. In particolare l’inchiesta riguarda la “promessa e/o dazione” di 30mila euro in favore dell’allora sottosegretario “per la sua attività di sollecitazione dell’approvazione di norme” che avrebbe favorito lo stesso imprenditore nell’ambito del  minieolico. In particolare l’approvazione di un emendamento che avrebbe fatto guadagnare a Nicastri circa un milione di euro, poi bloccato dall’opposizione del ministro Riccardo Fraccaro e del Movimento 5 Stelle.

I magistrati di piazzale Clodio definiscono come uno “stabile accordo” quello tra i due indagati, in cui Siri è “costantemente impegnato – scrivono nel decreto di perquisizione del 18 aprile scorso – attraverso la sua azione diretta nella qualità di alto rappresentante del governo ed ascoltato membro della maggioranza parlamentare, nel promuovere provvedimenti regolamentari o legislativi che contengano norme ad hoc tese a favorire gli interessi economici dell’Arata, ampliando a suo favore gli incentivi per l’energia elettrica da fonte rinnovabile a cui non ha diritto”.

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