Una pubblicazione essenziale arricchisce il necessario strumentario per una accurata programmazione culturale in un’ottica di ripensamento complessivo delle attuali azioni. Si avverte il bisogno di dare finalmente un senso a tutte le enunciazioni che da anni, anche con espressioni ad effetto, riempiono sale attente per convegni autorevoli, ma che senza il fondamentale apporto dei decisori rischiano poi di divenire soltanto riflessioni da Amarcord delle buone intenzioni mai realizzate.
Il volume Città come cultura raccoglie i contributi migliori per un laboratorio creativo e innovativo, che si pone quale punto di riferimento sostanziale per indicare la strada più sicura per quel nuovo Rinascimento da tutti evocato e invocato; come ha acutamente osservato Giovanna Melandri, presidente Fondazione Maxxi, “la città è un tema di enorme complessità e completamente aperto che richiede conoscenza, analisi e ascolto”. Tale progetto è stato accuratamente definito un “osservatorio” che permette di mettere a confronto esperienze differenti del nostro Paese.
Molto innovativa questa produzione scientifica, da parte di un museo che semina il futuro con serietà e competenza. E dunque le “Maxxi” parole Città come cultura debbono essere intese quale un monito, uno slogan e una necessità; sono molto significative per questa realtà museale, che ha come missione la valorizzazione dell’arte e dell’architettura del ventesimo e ventunesimo secolo. E, come istituzione culturale, impegnata nel confronto con i temi più rilevanti della cultura urbana, a partire dall’ascolto del quartiere e della città.
In questo senso il Maxxi rappresenta quindi la volontà di “processare lo sviluppo”: basti pensare ai contesti urbani periferici e di margine, nei quali l’attivazione di interventi consente di migliorare la qualità dei luoghi con la riappropriazione dell’uso di spazi pubblici, migliorando in questo modo la vita e lo scambio culturale. Significativa la programmazione legata ad esempio ad una candidatura, che permette di definire delle strategie e valorizzare molte realtà e progetti culturali spesso già esistenti. Dalle amministrazioni agli abitanti, dalle istituzioni culturali, musei, centri culturali e di ricerca alle realtà indipendenti e alle associazioni. Ecco perché questo lavoro editoriale diventa ancora più prezioso, poiché enuclea quelle “atmosfere creative” nella rivitalizzazione di tessuti urbani abbandonati, ossia di condizioni favorevoli per la nascita di movimenti legati allo sviluppo locale nei settori ad alta produzione di servizi e beni culturali, i cui effetti positivi possano essere condivisi da tutti.
E’ fondamentale – come si trasmette nelle fruttuose pagine del progetto sotto la responsabilità di Margherita Guccione e il coordinamento e la cura di Elena Pelosi – che i progetti culturali radicati e sensibili ai luoghi abbiano la capacità di riattivarne l’uso e riaccenderne l’energia dando loro nuova identità e significato, anche in particolare a spazi “dimenticati” all’interno delle città e molte spesso “ai margini” delle città stesse. Le città che riescono a investire di più in questo tipo di processi hanno una risposta maggiore in termini di partecipazione alla vita e all’offerta culturale, proposta tanto dalle amministrazioni locali quanto dalle realtà indipendenti. Dalla riflessione di Elena Pelosi emerge il dato della condivisione del senso di identità, comunità, partecipazione, ma anche il valore della produzione culturale e della rigenerazione dei luoghi attraverso interventi effimeri ma intensi.
Un palinsesto composito che ha permesso di riflettere su quali siano i punti di forza dei progetti ed evidenziare che ogni progetto ha delle specificità, delle forze e delle debolezze estremamente legate al luogo in cui si realizza. Dunque, l’industria culturale e creativa si può attivare soprattutto se c’è un interesse e una volontà politica che favorisce lo sviluppo; sta poi al territorio e alle competenze tecniche rafforzarla in termini di innovazione e offerta sul mercato.
Le sezioni sono introdotte da uno o più saggi scientifici di esperti del settore che danno un punto di vista sul tema, allargandolo molte volte secondo una prospettiva differente. La composizione delle esperienze raccolte restituisce e racconta una grande e complessa attività di sperimentazione, ricerca e la presenza di processi concreti radicati sul territorio, che fanno della Cultura un “componente” fondamentale nella società.