C’è chi la sbandiera nei comizi come una priorità, come la stessa Lega di Matteo Salvini, che ne ha fatto un decreto simbolico della sua azione di governo. O chi critica l’impostazione “propagandistica” del governo. Non è una novità come tutti i partiti si scontrino sul tema sicurezza: eppure per l’inizio della discussione in Aula del decreto bis, i banchi sono rimasti deserti o quasi. Soprattutto tra le fila della maggioranza. Una cattiva consuetudine, ormai, forse peggiorata anche dal caos sulla circolazione dei treni e dall’inizio della discussione nel pieno dell’estate, oltre che di lunedì. Eppure, se in occasione della discussione del primo decreto Sicurezza i banchi leghisti si trovavano al completo (al contrario di quelli del M5s e degli altri partiti, ndr), quasi ‘militarmente’ di fronte alle rivendicazioni di Salvini sulla necessità del decreto, per la seconda versione del decreto l’Aula è rimasta quasi del tutto vuota.Due o tre i leghisti presenti, al di là delle rivendicazioni da perenne campagna elettorale. Vuoti pure i banchi del Movimento 5 Stelle, con i soli Devis Dori (intervenuto) e il presidente della commissione Affari costituzionali Giuseppe Brescia presenti. Mentre tra i banchi del governo era presente il sottosegretario Nicola Molteni.
E le opposizioni? Qualche deputato in più, almeno in numero maggiore rispetto ai banchi della maggioranza. Ma sempre in numero ridotto a dir poco. Otto al massimo i deputati Pd (tra i quali l’ex segretario Maurizio Martina, Filippo Sensi, Fausto Raciti e pochi altri), quattro quelli di Leu (compresa Laura Boldrini) più Riccardo Magi (+Europa), mentre nel centrodestra (Fdi e Forza Italia) i banchi erano vuoti o quasi. “Qualcuno di noi è rimasto bloccato per l’incidente alla stazione di Firenze, non è riuscito ad arrivare in tempo”, ha sottolineato il dem Enrico Borghi. Ma i banchi sono rimasti vuoti per tutta la discussione della mattina, continuata in modo lento fino alla pausa pranzo, con l’Aula mai oltre la quindicina di presenze. Altro che priorità.