Pierluigi Coppola, il professore “dissidente” che firmò una contro-relazione favorevole alla Tav, non collabora più con la Struttura tecnica di missione che era stata incaricata dal ministero delle Infrastrutture di studiare costi e benefici dell’opera. La conclusione del contratto a far data dal 15 luglio gli è stata comunicata con una mail firmata dal ministro Danilo Toninelli. Come motivazione, il messaggio inviato via pec cita la “violazione della riservatezza” di cui il docente si sarebbe reso colpevole rilasciando interviste non autorizzate. E la notizia è finita anche al centro di una nuova polemica politica sull’alta velocità tra i due azionisti del governo gialloverde: il leader della Lega Matteo Salvini ha commentato dicendo che “se l’unico atto del ministro Toninelli sulla Tav è licenziare l’unico professore a favore, non mi sembra che ci siamo proprio” perché “mi sembra che gli italiani abbiano chiesto più ‘sì'”.

Secondo quanto riporta Il Messaggero, che ha anticipato la notizia, a Coppola viene contestata “la violazione di un comma di un decreto ministeriale che regola il comportamento dei consulenti nei rapporti con il pubblico che non devono rilasciare dichiarazioni offensive nei confronti dell’amministrazione e del ministro, né parlare a nome della medesima amministrazione in assenza di autorizzazione”.

Il ministero ha confermato la conclusione del contratto e all’Ansa ha detto che Coppola “ha violato la riservatezza rilasciando interviste non autorizzate e soprattutto resta un’ombra su di lui, in merito al falso contro-dossier con numeri sballati sulla analisi costi-benefici Tav che gli è stato attribuito sulla stampa e di cui poi lui ha smentito la paternità. Senza però chiedere rettifica ai giornali che glielo attribuivano”.

L’ingegnere aveva contestato pubblicamente la metodologia adottata per l’analisi costi-benefici della Torino-Lione e di altre opere. Nel mirino, tra il resto, la scelta degli esperti coordinati da Marco Ponti di conteggiare la perdita delle accise tra i costi che determinerebbe “effetti distorsivi” con il risultato che “il beneficio in termini di riduzione dei tempi di viaggio e di riduzione delle esternalità (inquinamento, congestione, riscaldamento globale, etc.) risulta in parte annullato dalla perdita di entrate fiscali per gli Stati”. Gli autori della relazione avevano replicato che la diminuzione delle accise era già stata inclusa nell’unica altra analisi costi-benefici realizzata fino a oggi, quella del 2011, e che anche senza contare le accise i costi sono maggiori dei benefici.

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