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Von der Leyen: “Scelta commissari? Niente promesse fino a quando lo schema non sarà completo”

La presidente dell'esecutivo europeo, in un colloquio con lo Spiegel, nega di avere dato garanzie a Italia, Ungheria o Polonia in cambio dei voti per essere eletta. Salvini: "Spero non abbia pregiudizi politici. All'Italia spetta un commissario importante"

“Sono stati formulati auspici, ma non può esser fatta nessuna promessa fino a quando tutto lo schema non sarà completato”. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, in un colloquio allo Spiegel, nega di aver assicurato alcunché in termini di posti in Commissione o promesse finanziarie sui prossimi bilanci pluriennali dell’Unione ai governi di Polonia, Ungheria o Italia per assicurarsene i voti al Parlamento europeo così da essere eletta.

Nessuna certezza, dunque, nonostante il presidente del Consiglio Giuseppe Conte abbia più volte dichiarato di avere ricevuto rassicurazioni verbali sul commissario alla Concorrenza. E anche oggi Salvini sottolinea: “Non ho mai avuto il piacere di parlare con la presidente della Commissione europea, spero che non abbia pregiudizi politici. Se devo fare un esempio il gruppo dei Verdi, che le ha votato contro, ha rivendicato 4 commissari. Che all’Italia spetti un commissario importante è nei fatti, sarebbe triste agire contro un popolo per scelte politiche fatte a tavolino”. La strada del negoziato, però, è tutta in salita: nel giorno del voto all’Eurocamera per l’elezione della presidente della Commissione, i due partiti di maggioranza si sono spaccati. Una scelta che potrà complicare le trattative delle prossime settimane a Bruxelles. La Lega, a differenza di quanto dichiarato poche ore prima del voto dal capogruppo di Identità e democrazia Marco Zanni, ha deciso di votare contro l’ex ministra della Difesa mentre i 5 Stelle hanno scelto il sì e sono stati determinanti per la sua vittoria di misura di soli 9 voti. M5s ha comunque precisato che il prossimo commissario sarà un politico leghista e non un tecnico. Tra i nomi circolati negli ultimi giorni, dopo il ritiro ufficiale di Giancarlo Giorgetti, c’è anche quello del ministro per la Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno, favorita anche dalla volontà di von der Leyen di avere metà dei commissari di sesso femminile, e il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi.

Nel corso del colloquio con lo Spiegel, la presidente della Commissione Ue sottolinea di non avere fatto nessuna promessa in merito alla composizione del prossimo esecutivo di Bruxelles nemmeno a Ungheria e Polonia, paesi cuore dei Visegrad che avevano accolto favorevolmente la sua candidatura sin da quando era stata approvata dal Consiglio. Per von der Leyen è necessario superare le divisioni con l’Europa orientale, dove spesso risiede la “chiave per risolvere i problemi” a livello comunitario, che si parli di profughi così come di fondi per l’agricoltura. In passato, prosegue il quotidiano tedesco, l’ex ministra della Difesa tedesca “prese una posizione chiara contro la Russia, lottò per l’aumento della spesa militare e si assicurò che l’esercito tedesco fosse presente in Polonia e Lituania. E ora sta cercando di mettere a frutto le simpatie conquistate nell’Europa orientale”. Quello che però insospettisce in Europa è il suo approccio, giudicato troppo morbido, nei confronti di Viktor Orbán e Jaroslaw Kaczynski e la sua ritrosia a prendere posizione rispetto all’attivazione dell‘articolo 7 nei confronti di Budapest e Varsavia.