Quattro dei sei bambini citati nell’inchiesta Angeli e Demoni perché tolti alle proprie famiglie sono già tornati dai loro genitori naturali. La notizia, riportata dalla Gazzetta di Reggio in edicola martedì mattina, è antecedente agli arresti del 27 giugno. La decisione del giudice dei tribunale dei Minori di Bologna era stata presa dunque prima che il “caso Bibbiano” divenisse di dominio pubblico. I magistrati guidati dal presidente Giuseppe Spadaro, incaricati come da prassi di controllare fascicoli e cartelle sugli affidi temporanei dei minori, avevano quindi già ‘corretto’ alcune delle segnalazioni dei servizi sociali della Val d’Enza, finiti al centro dell’inchiesta.
In quattro casi i bambini si erano già ricongiunti alle famiglie d’appartenenza prima che la procura di Reggio Emilia evidenziasse le presunte attività illecite della onlus Hansel e Gretel guidata dallo psicoterapeuta Claudio Foti, accusato in un’altra inchiesta per maltrattamenti sulla moglie e i figli. Dei maltrattamenti in famiglia si faceva riferimento anche nell’ordinanza del gip, dove Foti, al quale sono stati revocati i domiciliari negli scorsi giorni, veniva definito “portatore di una personalità violenta e impositiva”. Le accuse verranno vagliate per competenza dai magistrati piemontesi.
Il riaffido dei quattro bimbi alle proprie famiglie disposto dal tribunale dei Minori di Bologna confermerebbe quanto il presidente Spadaro ha ribadito più volte nelle scorse settimane, ovvero che il tribunale minorile è “parte lesa”. Il lavoro dei magistrati bolognesi, intanto, prosegue al fine di verificare direttamente le condizioni dei minori coinvolti, ampliando gli accertamenti anche ai casi non citati nell’inchiesta ma seguiti dai servizi sociali della Val d’Enza negli ultimi due anni. La ‘rilettura’ è stata affidata a diversi consulenti e periti, sempre diversi.
I giudici – come riporta sempre la Gazzetta di Reggio – hanno anche fatto visita alle comunità ospitanti e incontrato insegnanti: in alcuni casi, dai primi accertamenti, sarebbero emerse omissioni e anomalie nelle relazioni. In una procedura di dichiarazione di abbandono, in particolare, il servizio sociale avrebbe omesso di comunicare al tribunale dei Minori che erano state individuate nuove famiglie, nonostante secondo la prassi gli affidatari debbano essere trovati “di concerto con i giudici”.