“Alla luce degli investimenti comunitari, non realizzare il Tav costerebbe più che completarlo. E soltanto il Parlamento può recedere unilateralmente dal contratto. Questa è la posizione governo, difendiamo interessi nazionali”. La svolta sul Tav arriva in diretta Facebook dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che annuncia il via libera del governo sulla costruzione della Torino-Lione, da sempre al centro dello scontro tra i partiti di maggioranza, con la Lega favorevole e il Movimento 5 Stelle contrario. E anche ieri, dopo la manomissione della centralina dell’alta velocità, Salvini era tornato all’attacco, accusando Toninelli di ritardi e rinvii e “non solo sulla Tav. Ma quello che trapela dal Mit, è che il ministro sia deciso a tenere duro, nonostante si siano rincorse per tutta la giornata le voci di un suo possibile passo indietro. “Rappresento un governo appoggiato da due forze politiche che sul punto la pensano in maniera opposta – ha aggiunto Conte -. In gioco ci sono tanti soldi, che sono vostri, e vanno gestiti con la massima attenzione. Vanno gestiti come farebbe un buon padre di famiglia”. A determinare la scelta di Conte è stata la decisione dell’Europa di aumentare gli stanziamenti per l’opera. Un risultato per il quale il presidente del Consiglio, durante la diretta sul social, ha pubblicamente ringraziato Toninelli, perché il risparmio di 3 miliardi di euro per l’Italia potrà essere speso in altri opere. Venerdì, ha proseguito Conte, l’Italia dirà quindi sì ai fondi Ue per un progetto che il governo non può fermare per un motivo semplice, scandito dal premier: un’alternativa al Tav non c’è e fermare la Torino-Lione non farebbe gli “interessi nazionali” perché costerebbe di più agli italiani.

“Europa disponibile ad aumentare fondi” – “Sono pervenuti dei fatti nuovi – ha detto il presidente del Consiglio – elementi da tener conto nella risposta che dobbiamo dare” all’Europa “entro venerdì. L’Ue si è detta disponibile ad aumentare lo stanziamento dal 40% al 55%, questo ridurrebbe i costi” per l’Italia. “La tratta nazionale potrebbe beneficiare di un contributo europeo pari al 50%. Anche qui saremmo di fronte a un forte risparmio. E di questo – ha sottolineato – ringrazio pubblicamente il ministro Toninelli“. A queste condizioni, dunque, ha proseguito Conte, “solo il Parlamento potrebbe adottare una decisione unilaterale” per fermare il Tav, visto che la ratifica dell’accordo sul Tav è stata fatta dal Parlamento. Inoltre “la decisione di non realizzare l’opera ci esporrebbe a tutti i costi derivanti dalla rottura dell’accordo con la Francia” che si è espressa per la conferma della realizzazione di quest’opera. Ne consegue che – ha precisato -, se volessimo bloccare l’opera, e se fosse possibile intraprendere un progetto alternativo, non potremmo farlo con la Francia. Non potremmo confidare, come si dice in questi casi, in un mutuo dissenso“. Quindi “i fondi Ue non sarebbero garantiti con impieghi alternativi”.

Resta da vedere quali saranno gli effetti sul ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, da mesi sotto attacco del vicepremier Matteo Salvini. Rumors interni alla squadra di governo parlavano di un possibile passo indietro del responsabile del Mit nel caso Conte dovesse dare il via libera alla Torino-Lione, una battaglia storica del popolo grillino. Un’altra partita decisiva per Toninelli è quella di Aspi, ovvero lo stop ai Benetton dopo il crollo del ponte Morandi di Genova. Ma in ogni caso, dimissioni o meno, la strada di Toninelli sembra ormai segnata, stando almeno a voci di prima linea nei 5 Stelle. I grillini di governo sarebbero intenzionati a cambiare la casella del Mit quanto prima, con un loro uomo. Fonti di governo assicurano all’Adnkronos che dalla Lega, infatti, non sarebbe arrivata alcuna richiesta sul Mit. Né al momento su altri ministeri.

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