I pentastellati in commissione Giustizia: "Il testo presenta criticità, come gli altri già depositati. Lavoriamo a una condivisione, la riforma è necessaria". Ma a riscriverla sarà lo stesso Pillon. Fra i punti contestati l'obbligo di frequentazione paritaria dei due genitori, la cancellazione dell'assegno di mantenimento e l'esclusione dalla relazione con i figli di chi "mette in cattiva luce" l'altro genitore
Il contestatissimo ddl Pillon sull’affido condiviso è “superato” e verrà riscritto. A questo punto se ne riparla a settembre. Mattia Crucioli e Alessandra Riccardi, senatori del M5s e membri della Commissione Giustizia di Palazzo Madama, hanno provato così a placare le proteste contro il testo depositato dal rappresentante leghista. E il Pd esulta, rivendicando che passa la sua “linea vincente”. Ma la commissione poco dopo ha confermato lo stesso Pillon come relatore della riforma, affidandogli il compito di riscrivere il testo unificando i sei ddl già depositati. Fuori, intanto, un gruppo di associazioni manifestava insieme al movimento ‘Non una di meno‘ chiedendo il ritiro immediato di “una legge ritorsiva nei confronti delle donne e dei minori“.
“Tutte le proposte presentano delle criticità – hanno detto i senatori – Dopo aver fatto oltre 100 audizioni di esperti della materia e che operano nel settore, abbiamo focalizzato i problemi. Ora siamo in una fase di discussione con la Lega e con Pillon stesso, per provare a superare i problemi che abbiamo riscontrato. Il testo del ddl Pillon è quindi in fase di superamento, perché sarà dato mandato per fare un testo unificato, modificando tutte le storture e arrivare a una posizione condivisa”. In piazza anche molti parlamentari del Pd. Partito che “non ha depositato un suo testo” e, secondo i pentastellati “non ha apportato nulla di fattivo e di costruttivo. Quello dell’affido condiviso è un tema in cui l’ideologia dovrebbe rimanere fuori, visto che riguarda soprattutto i bambini. “Il lavoro di elaborazione andrà avanti insieme alla Lega. L’idea è di fare un testo unificato, arricchito dagli altri spunti emersi nelle audizioni“.
Sono numerosi i punti del ddl Pillon contestati da giuristi, da associazioni per i diritti delle donne, centri anti violenza, movimenti e organizzazioni per l’infanzia. Molti ricalcano antiche battaglie portate avanti dai comitati dei padri separati. Innanzitutto “l’obbligo di frequentazione paritaria” che secondo i contestatori creerebbe “un esercito di bambini con la valigia“. Ha suscitato forti critiche anche la cancellazione dell’assegno di mantenimento che potrebbe “rinforzare la violenza economica subita dalle donne”. Altro passaggio molto controverso la possibilità di escludere dalla relazione con i figli “chi mette in cattiva luce l’altro genitore”: prende le mosse dall’idea che esista una presunta “sindrome da alienazione parentale” mai provata scientificamente e ipotizzata dal medico Richard Gardner, noto per alcune dichiarazioni contro le donne e in favore della pedofilia pubblicate nei suoi libri.
L’incarico da relatore affidato a Pillon ha suscitato ovviamente molte polemiche. In un primo momento, si era diffusa la notizia che il senatore fosse stato legittimato da una votazione unanime in Commissione, dunque anche con il placet del Partito Democratico. Informazione poi smentita dai parlamentari Dem. “Specifico che nessun senatore del Pd ha votato alcun mandato al relatore Pillon. Confermiamo che l’unica vera via di uscita è il ritiro completo di questo vergognoso disegno di legge”, dice il presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci.