Arrivato alla guida dell’Anac poco più di cinque anni fa – il 27 marzo 2014 – dall’allora premier Matteo Renzi il suo mandato sarebbe scaduto a marzo 2020. Ma come noto da tempo Raffaele Cantone ha deciso di lasciare l’Autorità nazionale anticorruzione. L’ex pm anticamorra scrive le sue ragioni in lettera pubblicata sul sito dell’Autorità. “Sento che un ciclo – si legge nel testo – si è definitivamente concluso, anche per il manifestarsi di un diverso approccio culturale nei confronti dell’Anac e del suo ruolo”. 

Entrato in magistratura nel 1991 Cantone ha fatto richiesta per ritornarci considerandola “sempre … la mia casa”. Ma l’inchiesta di Perugia, il caos sul Csm, hanno inciso sul dove continuare quel percorso. La magistratura vive una fase “difficile”, che “mi impedisce di restare spettatore passivo. È una decisione meditata e sofferta” ma “credo sia giusto rientrare in ruolo in un momento così difficile per la vita della magistratura. Assistere a quanto sta accadendo, senza poter partecipare concretamente al dibattito interno – scrive Cantone – mi appare una insopportabile limitazione, simile a quella di un giocatore costretto ad assistere dagli spalti a un incontro decisivo: la mia indole mi impedisce di restare uno spettatore passivo, ancorché partecipe“.

“L’Autorità nazionale anticorruzione, istituita sull’onda di scandali ed emergenze, rappresenta oggi un patrimonio del Paese. Sono circostanze che dovrebbero rappresentare motivo di orgoglio per l’Italia, invece sono spesso poco riconosciute come meriterebbero – si legge nella lettera – Lascio la presidenza dell’Anac con la consapevolezza che dal 2014 il nostro Paese ha compiuto grandi passi avanti nel campo della prevenzione della corruzione, tanto da essere divenuta un modello di riferimento all’estero. Naturalmente la corruzione è tutt’altro che debellata ma sarebbe ingeneroso – rimarca Cantone – non prendere atto dei progressi, evidenziati anche dagli innumerevoli e nient’affatto scontati riconoscimenti ricevuti in questi anni dalle organizzazioni internazionali (Commissione europea, Consiglio d’Europa, Ocse, Osce, Fondo monetario) e dal significativo miglioramento nelle classifiche di settore”. 

Cantone tornerà “all’Ufficio del massimario presso la Cassazione” e ricorda come nei mesi scorsi avesse già presentato al Csm la candidatura per un incarico direttivo presso tre uffici giudiziari, uno dei quali Perugia da cui è partita l’inchiesta su Luca Palamara e i consiglieri del Csm che cercavano di influire sulle nomine . Ma “nelle ultime settimane le dolorose vicende da cui il Csm è stato investito hanno tuttavia comportato una dilazione dei tempi tale da rendere non più procrastinabile una decisione”. Per questo, annuncia, “nella mattina di oggi, con alcuni mesi di anticipo, ho dunque avanzato formale richiesta di rientrare nei ruoli organici della magistratura: un atto che implica la conclusione del mio mandato di Presidente dell’Anac, che diverrà effettiva non appena l’istanza sarà ratificata dal plenum del Csm”. 

Cantone è stato sostituto procuratore a Napoli dove si è occupato principalmente di criminalità economica, fino al 1999. È poi entrato nella Direzione distrettuale antimafia di Napoli, di cui ha fatto parte fino al 2007. Si è occupato delle indagini sul clan camorristico dei Casalesi che hanno portato alla condanna all’ergastolo di boss quali Francesco Schiavone, detto Sandokan, Francesco Bidognetti, detto Cicciotto ‘e Mezzanott, Walter Schiavone, detto Walterino. Nella lettera spiega di aver informato il presidente della Repubblica, il premier e vari esponenti del Governo.

“L’Anac ha evidenziato che il tema della prevenzione è importante quanto quello della repressione. Ma, detto questo, alcune linee guida e regolamenti dell’Anac non riuscivano a coniugare l’esigenza della trasparenza con quelle dell’efficienza e della rapidità: io l’avevo segnalato a Cantone che si doveva lavorare per snellire. Se per prevenire tutto blocchiamo tutto, non si fa niente – ha detto il ministro della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, al forum Ansa. Ho un ottimo rapporto con Raffaele Cantone, che mi aveva anticipato la decisione di lasciare, non è una sorpresa. L’Anac ha fatto cose molto importanti anche dal punto di vista culturale, ma occorre tenere conto anche dei tempi e della necessità di accelerare”. “Da amministratore e presidente di Regione ho conosciuto il grande lavoro che Raffaele Cantone ha portato avanti per fare dell’Anac un presidio di legalità e innovazione per tutta la pubblica amministrazione. Nel ringraziarlo – dice il segretario del Pd Nicola Zingaretti – voglio sostenere il suo messaggio affinché tutte le istituzioni siano unite e vigili nella lotta alla corruzione che è il primo nemico di chiunque ami l’Italia, l’Italia del lavoro e dello sviluppo. “Mi unisco alle preoccupazioni di quanti temono che questo governo voglia liquidare in fretta l’esperienza di Cantone all’Anac – prosegue Zingaretti – Sappiano che il Pd si opporrà a questo disegno pericoloso e che riporterebbe indietro il nostro Paese”.  

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