In generale, spiega Ziccardi, ci sono alcune precauzioni da adottare quando si scarica un’applicazione: “Per esempio, non permettere all’app di ‘entrare’ nel nostro telefono, ossia di avere accesso alla galleria fotografica, al microfono e alla geolocalizzazione e così via”. Si permette, magari senza rendersene conto, un’intrusione nel nostro spazio privato. Più accessi blocchiamo, quindi, più siamo protetti da un eventuale furto dei dati a nostra insaputa. “Vale il vecchio principio per cui meno dati nostri forniamo, e facciamo circolare, e più siamo sicuri: mai inserire dati che ci possano connotare o identificare con grande precisione ma prediligere dati molto generici. Infine occorre evitare assolutamente di inserire dati che, per tradizione, sono considerati “sensibili”, ossia che hanno il potenziale per discriminarci in società: dati relativi al nostro stato di salute, alla vita sessuale, e così via”.

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