Silicon Valley nel mirino delle autorità Usa. Da un lato c’è il patteggiamento con una “sanzione senza precedenti” per Facebook, che come stabilito dalla Federal Trade Commission statunitense dovrà pagare 5 milioni di dollari per risolvere la disputa sulle violazioni della privacy al centro del caso di Cambridge Analytica, la controversa società che lavorava per la campagna presidenziale di Donald Trump ed ebbe accesso illegale ai dati personali di 86 milioni di utenti del social. Dall’altro l’affondo del Dipartimento di Giustizia nei confronti di tutte le Big Tech: il ministero ha aperto un’ampia indagine antitrust sulle grandi aziende tecnologiche per accertare come le maggiori piattaforme hanno raggiunto l’attuale forza di mercato, se hanno attuato o meno pratiche per ridurre la concorrenza, ostacolare l’innovazione e in generale politiche a danno dei consumatori.
L’apertura di un’indagine del Dipartimento di Giustizia sulle grandi aziende tecnologiche è stata ufficializzata nella notte italiana. L’obiettivo dell’inchiesta, che aumenta la pressione su Apple, Amazon, Google e Facebook, secondo le autorità americane è una valutazione del mercato online per assicurare che gli americani abbiano accesso a mercati in cui le aziende competono sulla base dei meriti e dei servizi offerti. Se fossero accertate violazioni, il Dipartimento chiederà e le appropriate correzioni. L’indagine segnala l’interesse delle autorità per un settore che, è l’accusa di molti, si è finora fatto le proprie regole su misura.
La notizia della firma del patteggiamento tra la Federal Trade Commission e Facebook era invece largamente attesa ed è arrivata nel pomeriggio italiano. Il social ha anche patteggiato con la Sec, la consob americana, impegnandosi a pagare 100 milioni di dollari: la Sec ritiene che Facebook sapesse fin dal 2015 che un ricercatore aveva venduto impropriamente informazioni su decine di milioni di utenti a Cambridge Analytica, ma non lo ha comunicato pubblicamente fino al 2018. E la Federal Trade Commission oltre a multare il gruppo ha anche fatto causa a Cambridge Analytica accusandola di aver usato tattiche ingannevoli per raccogliere informazioni personali tramite l’app sviluppata dal ricercatore esterno Aleksandr Kogan. Kogan e Alexander Nix, ex numero uno della società, hanno patteggiato con la Ftc accettando limiti alle loro future attività. Il patteggiamento richiede inoltre che cancellino o distruggano tutte le informazioni personali raccolte. Il gruppo fondato da Zuckerberg è accusato anche di non aver fornito informazioni sufficienti sulla possibilità di disattivare il riconoscimento facciale nel suggerire coloro da taggare nelle foto.
L’accordo raggiunto tra la Federal Trade Commission e Facebook prevede anche la creazione di un comitato indipendente per la privacy, mettendo di fatto fine alla possibilità per Mark Zuckerberg di avere l’ultima parola sul tema: in caso di irregolarità o di false comunicazioni potranno essere adottate sanzioni. A Facebook viene inoltre richiesto di non usare a scopi pubblicitari i numeri di telefono ottenuti dai suoi utenti per motivi di sicurezza. L’accordo ha ricevuto il via libera dalla Ftc con tre voti a favore, quelli repubblicani, e due contrari, quelli dei due membri democratici. La Ftc ha affermato che la sanzione è stata la più grande mai imposta a qualsiasi società per violazione della privacy dei consumatori e una delle più grandi sanzioni mai valutate dal governo degli Stati Uniti per qualsiasi violazione.
“L’obiettivo non è solo quello di punire ma soprattutto di cambiare l’intera cultura della privacy di Facebook, facendo così scendere il rischio di violazioni – ha detto il presidente della Ftc, il repubblicano Joseph Simmons -. Nonostante le ripetute promesse ai suoi utenti in tutto il mondo di poter controllare il modo in cui le loro informazioni personali sono condivise – ha aggiunto – Facebook ha minato le scelte dei consumatori”. Rohit Chopra, uno dei due membri democratici della Ftc, non è invece soddisfatto. “Quando le società posso violare la legge, pagare multe salate ma continuare a essere in utile e a mantenere intatto il loro modello di utile, non si può cantare vittoria”, ha spiegato. Rebecca Kelly Slaughter, l’altra democratica in commissione, ritiene che viste le ripetute violazioni di Facebook la Ftc avrebbe dovuto fare causa alla società e a Zuckerberg per innescare un possibile cambio di comportamento della società.