Nuova doccia fredda per l’economia tedesca. A luglio l’indice Ifo, rilevatore del morale degli investitori in Germania, è sceso a quota 95,7, la più bassa da sette anni, nettamente al di sotto delle stime di consenso che indicavano una modesta flessione rispetto al dato di giugno (97,4). Un ulteriore segnale negativo dopo le indicazioni arrivate mercoledì che indicano il rischio di una recessione dell’industria: nella lettura preliminare di luglio l’indice Pmi manifatturiero tedesco è sceso a 43,1 punti contro i 45 di luglio. Il Paese ora “rischia una marginale contrazione del pil durante il terzo trimestre”, secondo gli analisti di Markit che elabora l’indice. Il tasso di crescita “ha toccato per la seconda volta da giugno 2013 il valore più basso, registrando una forte espansione dei servizi controbilanciata da un netto rallentamento del manifatturiero. La produzione industriale è crollata ad un tasso notevole, il cui valore è stato superato solo una volta dal 2012. L’ultima contrazione dei nuovi ordini del manifatturiero è stata la terza più forte da aprile 2009″.
Per l’Eurozona nel suo complesso l’indice Ihs Markit Pmi Composito è sceso a 51,5 punti, dato che indica uno slittamento dal 52,2 di giugno ma anche il più debole incremento della produzione in tre mesi. Negli ultimi 6 anni, sono state solo quattro le mensilità in cui si è rilevata una lettura Pmi più debole. “Il tasso di crescita del Pil sembra destinato a indebolirsi dallo 0,2% registrato nel secondo trimestre, avvicinandosi ad uno 0,1% nel terzo trimestre”, ha osservato Chris Williamson, chief business economist presso Ihs Markit. Il Pmi manifatturiero segna una flessione a 46,4 dai precedenti 47,6 punti, sui minimi in 79 mesi. “Il settore manifatturiero è diventato sempre più motivo di preoccupazioni”, conferma Williamson, sottolineando che “in particolare, i problemi geopolitici, Brexit, le crescenti frizioni commerciali e il peggioramento delle prestazioni del settore automobilistico hanno spinto il manifatturiero in una profonda contrazione”.