Poche ore prima del voto, sia i Socialisti che gli uomini di Pablo Iglesias avevano annunciato che non si era trovato alcun accordo. Poi, in extremis, l'ultima offerta al leader del Psoe: "Rinunciamo al ministero del Lavoro se ci date il controllo delle politiche per l’impiego"
Seconda bocciatura per Pedro Sanchez. Il leader socialista spagnolo non ha ottenuto la maggioranza necessaria a formare un nuovo governo in Spagna nel secondo voto al Congresso, dopo quello di martedì. A sostenere il premier sono gli stessi 124 membri, 123 del Psoe più José María Mazón del Partido Regionalista de Cantabria, che lo avevano promosso al primo turno, mentre sono 156 i contrari e 66 gli astenuti. E come martedì, i membri di Podemos hanno deciso di non esprimersi dopo ore di contrattazioni e scontri tra le due formazioni che avrebbero dovuto formare la coalizione di sinistra alla guida dell’esecutivo. Ora, il premier ha due mesi di tempo per poter trovare un accordo e ottenere l’ok del Congresso, altrimenti il 10 novembre il Paese tornerà a elezioni.
A ormai poche ore dal voto in aula, la bocciatura sembrava scontata: Podemos aveva annunciato che si sarebbe astenuto nuovamente perché il Psoe aveva respinto la nuova offerta presentata dalla formazione di sinistra. Parole confermate da Sanchez stesso: “L’accordo non è stato possibile – ha dichiarato il leader socialista prima del voto – Non avremo il governo che è importante per la Spagna”. Il premier ha assicurato nel suo discorso che “non ci sono mai stati problemi di programma che impedissero l’accordo” ma che “il problema sono stati i ministeri”.
Il leader socialista ha difeso la sua decisione di rifiutare l’offerta di Podemos, che avrebbe offerto l’appoggio del governo in cambio della guida del ministero del Lavoro, mentre i socialisti offrivano Sanità, Pari Opportunità e Casa. “Desidero guidare il governo ma non a qualsiasi prezzo, né un governo qualsiasi. C’è bisogno di un governo coerente e coeso, no di due governi in uno”. Poi ha concluso: “Ho scelto secondo le mie convinzioni di fronte a un governo che non avrebbe fatto del bene alla Spagna, signor Iglesias – ha concluso Sanchez tra gli applausi dei socialisti – La sinistra utile è quella che vince e serve alla gente. A che serve, signor Iglesias, una sinistra che perde anche quando vince?”.
Parole che non sono piaciute a Pablo Iglesias, leader di Podemos, che a pochi minuti dal voto ha lanciato l’ultima offerta: “Rinunciamo al ministero del Lavoro se ci date il controllo delle politiche per l’impiego”, ha detto durante il suo discorso in aula lanciando un ultimo salvagente a Sanchez. Poi ha messo in guardia il Socialista dal continuare a rivolgersi così duramente nei confronti di un partito che sta cercando di coinvolgere in un’avventura di governo: “Signor Sanchez, crede che si sia rivolto a noi con il rispetto che si merita un possibile alleato di governo? – ha replicato – È molto difficile negoziare un governo di coalizione 48 ore prima dell’investitura e facendo filtrare tutto alla stampa. Tuttavia, siamo ancora in tempo per salvare questa sessione di investitura”.
Ma pochi minuti prima del voto, il portavoce socialista ha chiuso a qualsiasi accordo in extremis: “Noi manteniamo sul tavolo l’offerta di ieri. Oggi, per la seconda volta – ha detto rivolgendosi ad Iglesias -, impedirà un governo socialista. La storia non perdona“.