C’è una ragione in più per contenere il cambiamento climatico. Oltre a causare lo scioglimento dei ghiacci, l’innalzamento del livello dei mari e la scomparsa della biodiversità, il climate change ora sembra essere anche il motore principale del Candida auris nell’uomo. Ovvero il “fungo killer” che può uccidere in 90 giorni chi viene contagiato. Il fungo è stato riscontrato nello stesso momento in India, Sudafrica e Sudamerica, tre luoghi differenti non collegati tra loro. Secondo un gruppo di ricercatori di Baltimora l’aumento delle temperature causato dall’azione dell’uomo ha favorito la vasta e veloce diffusione del fungo che ora, rispetto alle altre specie, è capace di resistere alla nostra temperatura tipica (37°) e di creare nell’uomo malattie a livello sanguigno e multi-organo. I sintomi dell’infezione sono difficoltà a deglutire, dolori muscolari, febbre e bruciori ma è ancora poco chiaro come avvenga il contagio: più a rischio sono i soggetti con le difese immunitarie basse o compromesse.
Niente allarmismo
Il Candida auris è stato riscontrato per la prima volta nel 2009 in un’anziana donna giapponese, precisamente nel suo orecchio (“auris” in latino). Da allora sono stati registrati casi in oltre 20 Paesi compresa l’Europa (Francia, Germania, Spagna), in Canada sono 20 i casi dal 2012 a giugno 2019: l’Italia tuttavia, al momento non ne ha registrati. In ogni caso, oggi però è importante non fare allarmismo, piuttosto servono attenzione e prevenzione nella vita di tutti i giorni. Lo spiega Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano e Direttore Sanitario dell’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano. “I meccanismi legati ai viaggi e ai trasporti delle persone e quindi di virus o funghi possono favorirne la diffusione anche nel nostro paese. Come cittadini dobbiamo quindi rafforzare l’attenzione che poniamo nell’igiene personale e alla qualità dell’ambiente in cui viviamo. Soprattutto però bisogna intervenire a livello ospedaliero: le strutture sanitarie sono le zone dove è più facile che soggetti fragili vengano colpiti dal Candida auris”.
Resiste ai farmaci
Il Candida auris è un fungo caratterizzato da un’altissima capacità di resistenza ad antibiotici e antimicotici. “Le scoperte mediche e le novità farmacologiche hanno allungato la vita dei pazienti ma hanno aumentato anche il numero di quelli più vulnerabili alle malattie infettive e fungine” spiega Federica Donadini, specialista in Dermatologia e Venereologia in diverse cliniche a Pavia. Decadi e decadi di terapie antimicotiche e antibiotiche avrebbero alterato completamente il microbioma globale, l’insieme cioè dei microorganismi dell’ambiente. “E poiché molti antifungini sono usati in agricoltura, si sono sviluppati nuovi funghi molti più resistenti ai farmaci. E il Candida auris è uno di questi e ha una quasi completa resistenza agli antifungini più comuni come il fluconazolo”.
La ricerca
Il Candida auris è un fungo ambientale che col tempo è diventato capace di trasmettere patogeni all’uomo. I ricercatori della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora, autori dello studio, sono convinti che ci sia stato un passaggio intermedio dovuto a un “ospite”, un uccello. Questo perché i funghi che crescono a 40° o 42° possono infettare la fauna aviaria. Da qui poi, grazie alla sua genetica, non solo è riuscito a sviluppare la capacità di resistere all’azione di antibiotici e antimicotici ma è stato capace anche di adattarsi ai cambiamenti climatici. Per i ricercatori americani il Candida auris dimostra come i climi più caldi stiano già portando l’uomo a dover affrontare malattie nuove. “Il riscaldamento globale può portare a nuove malattie fungine, arrestando e invertendo i progressi compiuti nella salute umana” ha dichiarato Arturo Casadevall, a capo del team di ricercatori americani. Per questo, scrivono nello studio, si alza la necessità di una maggiore vigilanza e di un monitoraggio continuo.