Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Politica - 26 Luglio 2019
Pd, Boschi e Gozi: “Sala apre al M5s? Mai”. Calenda attacca tutti: “Divisi su cose assurde”
Se le tensioni dentro il governo non mancano, al di là della tregua dopo il vertice Salvini-Di Maio, non c’è pace nemmeno in casa Partito democratico. Perché, al di là delle rivendicazioni di unità e dei proclami del segretario Nicola Zingaretti di voler “costruire l’alternativa” all’esecutivo, lo scontro interno resta, tra renziani e nuova maggioranza. Rilanciato anche nel giorno della Direzione del Partito democratico a Roma, alla sede del Nazareno. Il motivo? I renziani continuano ad accusare la gestione zingarettiana rispetto a un presunto tentativo di “epurazione“. già evocato dopo il caso Faraone (con il Pd siciliano commissariato, ndr), così come lanciano accuse per il rapporto che considerano ambiguo con il M5s. Perché se Zingaretti ha più volte rivendicato, in caso di caduta del governo, di voler andare a nuove elezioni e di non voler stringere alcun rapporto o alleanza con i pentastellati, non sono mancate nelle ultime settimane le aperture.
Da Dario Franceschini che aveva parlato della possibilità di “difendere certi valori” insieme e di diversità del M5s dalla Lega, fino all’ultima intervista del sindaco di Milano Giuseppe Sala, che ha aperto, dopo eventuali elezioni in caso di caduta del governo, a un dialogo, non mancano i “corteggiamenti”: “No a ogni collaborazione con il M5S di Di Maio. Ma dopo le elezioni dovremo essere pronti anche ad alleanze con chi guiderà i Cinque Stelle dopo di lui”, ha spiegato al quotidiano La Repubblica il sindaco Sala. Tanto è bastato per riaprire lo scontro interno: “Il problema non è solo Di Maio. Per noi non ci sono accordi possibili, in caso di crisi si vada al voto”, rivendica Maria Elena Boschi a margine della Direzione del Pd a Roma. Si accoda pure Carlo Calenda: “Sono illiberali e governati da una Srl, tutto il nostro contrario. Non capisco, non trovo valori comuni, ma magari Franceschini ne sa più di me”, attacca.
Ma, al contrario dei fedelissimi renziani, l’ex ministro dello Sviluppo economico ne ha per tutti: “Le accuse di epurazione? Continuiamo a dividerci su cose assurde, tipo su chi parla in Senato”, spiega, chiedendo però chiarimenti sul rapporto con il M5s. Boschi invece rivendica: “Va evitato il rischio di tener fuori dal partito chi ha dato un contributo fondamentale negli anni passati”. Tradotto, una faida continua. Ma dalla maggioranza smentiscono, sia in merito al M5s che sulla volontà di cacciare i fedelissimi dell’ex segretario e premier Matteo Renzi: “Con i 5 Stelle non bisogna allearsi, ma distinguiamo chi dirige dal suo popolo. Un conto è riconquistare gli elettori, un altro alleanze con Di Maio e Di Battista”, si difende Cesare Damiano. E ancora: “Epurazione? Non ci credo, è solo la ruota che gira”, taglia corto.